Un rifugio nella calura

Qualche settimana fa ho letto quella cara e promettente pagina di Vangelo in cui si riferisce l’invito di Gesù: “Venite a me voi che siete affaticati e stanchi ed io vi darò ristoro”.

Di primo acchito il mio diavolo, antagonista perpetuo del mio angelo custode, mi suggerì di dire ai fedeli che la chiesa del cimitero è climatizzata e perciò, durante le calure di Caronte e di tutta la corte dantesca, essa rappresenta il luogo ideale per una piacevole rinfrescata. Ma l’angelo custode mi ribatté subito che un discorso del genere è irrispettoso, interessato e venale e perciò virai di brutto per un discorso più in linea col pensiero del Maestro, discorso di cui sono pure tanto convinto. Cioè è opportuno approfittare di questo luogo di pace per parlare amichevolmente col Signore, confidandoGli le nostre cose.

Un giovane scout ha scritto che pregare significa “chiacchierare” con nostro Signore, ossia stabilire un rapporto autentico, non ricorrendo a forme seppur belle ma lontane dal nostro sentire e dai nostri problemi.

Mi ricordai di una vecchia maestra di Carpenedo che veniva in chiesa nei momenti più solitari. Quando le chiesi come mai facesse questo, mi rispose: «Il Signore ha tanto da fare, deve dare ascolto a persone più giovani e più importanti di me. Vengo quando non ha nessuno, quando ha tempo per ascoltare anche questa povera vecchia». Fede particolare questa, ma bella fede.

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