Spero che quando questa pagina vedrà la luce io avrò ricevuto la concessione per mettere in sicurezza l’uscita e l’ingresso del Centro don Vecchi di Campalto che ospita ottanta anziani.
Sono passati ormai otto mesi dai primi approcci con il Comune e con l’Anas per garantire che gli anziani del “don Vecchi” potessero uscire e rientrare al Centro senza incorrere in pericolo di morte. La pratica, nonostante le promesse ufficiali dell’assessore alla viabilità, avv. Ugo Bergamo, e dell’ingegnere responsabile dell’Anas, si sono impantanate nei relativi uffici senza che ci fossero spiragli di speranza.
Sennonché, per puro miracolo, non c’è scappato il morto. Una signora che era venuta a visitare sua madre al “don Vecchi”, è stata centrata da un furgone in fase di sorpasso che ha scaraventato la sua auto nel fosso riducendola ad un rottame.
L’incidente ha mosso le acque, tanto che mi arrivarono due o tre comunicazioni dall’Anas. Poi la pratica si insabbiò di nuovo. Sono passati ancora due mesi ed ogni volta che telefono pare che l’indomani arrivi il permesso. Però non arriva.
Mi pare di ritrovarmi dentro il racconto “Aspettando Godot”, l’attesa vana di una risoluzione.
Una volta che quegli enti mi dessero il permesso a mettere in sicurezza, a mie spese, la salita e la discesa dall’autobus, il problema non sarà ancora risolto perché i miei vecchi non potrebbero usare la bicicletta e le loro gambe per fare una spesa a Campalto, mancando una pista ciclopedonabile che permetta loro di uscire – come ha detto un’anziana residente – dalla loro “prigione” dorata, ma che comunque rimane prigione.
In questi ultimi giorni m’è venuta in mente una strategia imparata da un mio vecchio parrocchiano, Bepi Toldo, il quale, avendo tentato di farsi pubblicare una lettera dal “Gazzettino” e non riuscendoci, la rispedì per 87 volte, finché i redattori capitolarono!
Forte di questo esempio, non appena avrò il primo permesso, ho deciso che ogni settimana manderò al sindaco Orsoni, all’assessore Bergamo e a quello dei lavori pubblici una petizione per ottenere la pista ciclopedonabile. La cosa mi è resa meno dispendiosa perché ho scoperto che posso usare l’ufficio protocollo di via Ca’ Rossa per l’invio delle lettere senza pagare un soldo.
Terrò pure informati i ventimila lettori de “L’incontro” pubblicando anche per loro la richiesta, sperando che Bondi dimagrisca i quattromilaseicento dipendenti comunali per renderli più efficienti.