Guai se il patriottismo diventasse disprezzo degli altri!

Fino a qualche anno fa, quando imperava la cultura marxista, solamente se qualcuno osava pronunciare il nome “Patria”, era guardato con sospetto e apostrofato come fascista. La cosa era anche comprensibile perché da un lato il Duce e i suoi seguaci avevano esasperato il sentimento dell’amor patrio, riempiendo il Paese di un nazionalismo becero, partigiano e prepotente e dall’altro lato perché le masse operaie per qualche decennio s’erano illuse che “il sole dell’avvenire” dovesse sorgere presso il Cremlino all’ombra della bandiera rossa.

Finalmente, cominciando da Ciampi, gli italiani hanno riscoperto l’inno di Mameli e pare che lo preferiscano a “Bandiera rossa” o a “Biancofiore”, hanno tirato fuori il tricolore e lo sbandierano ora con perfino troppo orgoglio e per motivi alquanto futili.

La domenica delle semifinali mi è capitato di vedere con piacere che dal commissario Prandelli al calciatore Balottelli, prima della partita, hanno cantato a squarciagola l’inno di Goffredo Mameli che, se si legge il testo al di fuori della euforia patriottica, contiene delle frasi quanto mai tronfie d’orgoglio e sprezzanti nei contenuti.

Di certo gli italiani “sportivi” non vanno per il sottile e cantano, gridano e scorazzano per la città per stordirsi un po’ e dimenticarsi di tutti i guai patrii.

Confesso però che non sono rimasto dispiaciuto di questo povero guizzo di italianità, ma confesso altresì che sarei stato molto più contento se tutto fosse avvenuto per motivi più seri e più validi. Se gli italiani fossero più innamorati della loro terra, se difendessero la purezza dell’acqua dei loro fiumi, il verde dei loro boschi, la bellezza delle splendide opere d’arte che posseggono, se partecipassero di più alla vita politica del loro Paese, se fossero più impegnati nel volontariato, se si facessero maggior carico dei problemi della miseria e della fame del terzo mondo, se fossero più preoccupati dell’efficienza delle loro fabbriche, se conoscessero di più i loro poeti e i loro artisti, se… Credo che darebbero un’attestazione di italianità molto più valida e costruttiva.

Io sono nato nell’era fascista, ho fatto la guardia al monumento dei caduti in divisa da balilla e col moschetto che fortunatamente non poteva sparare per cui, a livello di sentimenti, potrei anche capire questo patriottismo a cui ero avvezzo, però ora capisco che bisogna costruire l’Europa. Questo obiettivo non è certamente facile, quindi, finché manteniamo nel limite del gioco questo patriottismo, può passare, ma guai se diventasse disprezzo e irrisione non solo degli antagonisti nel campo, ma anche delle nazioni europee che rappresentano.

Una risposta a “Guai se il patriottismo diventasse disprezzo degli altri!”

  1. Ma se l’Italia, e specie gli italiani non sono ancora stati fatti, come potremo fare l’Europa e gli europei? Inoltre, per es, Val d’Aosta e Sicilia, entrambe coi soldi di statuto speciale: la prima paradiso terrestre, la seconda collasso di mezza Italia…può continuare ?

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