Da quando ho cominciato a prendere coscienza del bisogno di rinnovamento, ma soprattutto in quest’ultimo tempo, ho sempre sentito parlare di riforme, di rinnovamento.
Il discorso attualmente riguarda il mondo della politica e lo sa solamente Dio di quanto ci sia bisogno di svecchiare la nostra società, di cacciare i baroni che imperano e sperperano negli enti pubblici, di applicare anche ai dipendenti dello Stato e del parastato i criteri che regolano il lavoro dei dipendenti degli enti privati, di mettere in riga e di curare la produttività e l’efficienza della burocrazia, di tirar giù dall’empireo i magistrati, di ridimensionare gli stipendi degli sportivi e di purificare la classe politica, di dare regole più serie al sindacato e tant’altro ancora.
Però questo discorso che è pure esploso nei riguardi della Chiesa ai tempi del Concilio Vaticano secondo e nei tempi immediatamente successivi ad esso, si pone anche per la Chiesa che ugualmente è composta da uomini che sono fatti della stessa pasta di chi si occupa di impresa, di giustizia, di politica o di sindacato e di quant’altro.
Dopo la breve ed irrequieta primavera del Concilio, ho la sensazione che quasi tutto sia ritornato come prima e che il cammino della liberazione dalle incrostazioni della tradizione, della purificazione e del rinnovamento sia estremamente lento e fatto più di aspirazione che di fatti concreti.
Nel passato si è proceduto alla riforma del codice di diritto canonico, riforma pressoché inutile perché mi pare che tale codice serva veramente a poco e tratti spesso di questioni che non interessano ad alcuno.
Mentre penso che sarebbe quanto mai urgente e necessaria la riforma del breviario, ossia di quel testo di meditazione e di preghiera ch’è fatto dovere ad ogni sacerdote dedicargli un certo tempo ogni giorno. Io ho sempre recitato e recito ancora ogni giorno il breviario e spero che il Signore tenga conto almeno della fatica notevole che mi costa.
Sono veramente convinto che la Bibbia, nel suo complesso, sia uno degli strumenti con cui Dio ha scelto di parlare all’uomo di tutti i tempi, però auspico una radicale riforma nella scelta dei testi contenuti nel breviario.
In questo momento in cui sento un particolare e, credo, fecondo sentimento di rifiuto alla violenza, mi costa all’inverosimile leggere testi in cui si mette Dio a servizio della vendetta, della ferocia e della crudeltà, per favorire un piccolo popolo spesso prepotente, ambizioso ed interessato.
Mi auguro che il vento della riforma riprenda a soffiare anche nella mia Chiesa.