Sono perfettamente consapevole che quanto sto sognando in questo momento della mia vita non si realizzerà mai, tuttavia sento impellente e profondo il dovere morale di battermi per questa causa. Mi è di conforto la lettura della parabola del “granello di senape” che la Chiesa ha offerto alla meditazione delle comunità cristiane qualche settimana fa.
Più volte ho confidato ai miei amici che provo malinconia al vedere tanti uomini in armi con tante medaglie e nastrini sulla giacca, quasi fossero tutti degli eroi verso i quali la società dovrebbe inchinarsi ed essere grata.
Mi indigna il fatto che lo Stato continui a spendere somme enormi per pagare tanti soldati che non fanno letteralmente nulla e che se fossero utilizzati per lo scopo per cui sono stati assunti e pagati provocherebbero solamente morte e rovina. Mi parrebbe la cosa più giusta e più saggia vendere come ferrovecchio tutto l’armamentario di morte dell’esercito ed impiegare gli uomini e il denaro risparmiati per cause più nobili e più civili.
In questi giorni poi ho visto delle immagini e letto dei fatti che hanno esasperato ulteriormente il mio rifiuto delle armi e della forza militare come strumento per risolvere i problemi che insorgono tra i diversi paesi; la forza non è mai una ragione da mettere sul tavolo, ma solamente un segno di prepotenza e di nessuna fiducia nella ragione.
Ho visto i prigionieri iracheni nudi in carcere, tenuti al guinzaglio come cani e torturati brutalmente dai soldati americani; ho visto pure prigionieri afgani sotto il sole cocente, sbeffeggiati, trattati peggio delle bestie. Ho letto di un seminarista tedesco, il cui comandante, con la pistola puntata, gli intimava di abbattere due “nemici”. Ho visto soldati tedeschi e russi costringere “il nemico” a scavare la fossa e poi collocarli sull’orlo perché vi cadessero dentro una volta colpiti a morte dai loro fucili.
Ho visto ancora tremila soldati italiani, nell’isola di Cefalonia, fatti fuori dai tedeschi con le mitragliatrici perché “traditori”.
Ho il cuore pieno di queste immagini e voglio che rimanga così perché il mio rifiuto alla guerra, ai soldati, rimanga sempre più forte.
Un tempo vedevo le guardie svizzere con simpatia e curiosità, da un punto di vista estetico, per le loro armature e le loro divise, oggi rifiuto persino queste!
So che il mio rifiuto appare ed è ancora più piccolo del “granello di senape”, ma voglio sperare che un giorno esso diventi l’albero in cui possono nidificare gli uccelli liberi e felici che danzano da mane a sera nel cielo di Dio.