Ora credo di essere impegnato su troppi fronti. I miei cari amici, apprendendo dal diario che continuo a leggere, che mi lascio mettere salutarmente in crisi dalle mie letture, facendole conoscere al prossimo e confidando le reazioni che esse provocano nella mia coscienza, continuano a regalarmi volumi su volumi. Ognuno mi passa dei testi che a lui interessano e che pensano possano essere utili alla comunità attraverso la mia mediazione.
Ora però sono quasi risucchiato da un gorgo, perché questi volumi mi interessano quanto mai, ma procedo con estrema lentezza nella lettura per mancanza di tempo. Quando mai avrei immaginato che da pensionato avrei avuto ancora poco tempo per cercare la verità? Eppure è così! E devo aggiungere che mentre in giovinezza leggevo romanzi e pensavo che essi mi aprissero gli occhi sul pensiero del nostro tempo, ora leggo volumi che mi spalancano gli stessi occhi su nuovi orizzonti più vasti ed infinitamente interessanti.
Credo opportuno confidare agli amici cari che oggi sto cominciando a leggere dal volume più facile, ma non meno pungolante per la testimonianza estremamente pregnante che vi è contenuta: “Tutte le sfide dell’Abbé Pierre”, un testimone di Cristo del nostro tempo che si lascia coinvolgere e partecipa a tutte le sfide della cultura e dei problemi degli uomini del nostro tempo. L’Abbé vive sempre in prima linea portando il suo contributo perfino ardito ed azzardato. Questa lettura mi mette in crisi come uomo, come cristiano e soprattutto come prete.
Il secondo volume è di Adriana Zarri. Pensavo di aver chiuso con questa teologa del dissenso, con questa creatura che scruta la Chiesa per scoprire la sostanza, l’elemento portante della fede. Il volume che sto leggendo, “Teologia del quotidiano”, è una specie di antologia di suoi saggi d’ordine religioso, mette a fuoco miei dubbi sopiti, le mie intuizioni azzardate, le mie preoccupazioni e i miei sogni sulla fede e sull’essere cristiano. La Zarri è una pensatrice cattolica ben più grande di quanto avessi supposto.
La lettura però procede a rilento perché è difficile. La Zarri sta mettendo la mia religiosità in un crogiolo e mi fa prendere coscienza che ben poco oro esce da un mucchio enorme di spazzatura culturale che ho accumulato in tanto anni di vita.
L’ultimo fronte aperto è quello offertomi dall’antico filosofo greco Epiteto. Il suo modo di ragionare mi mette, ad ogni pié sospinto, con le spalle al muro, facendomi constatare la mia superficialità, la mia insipienza e la mia gestione sconclusionata ed assurda delle risorse spirituali che posseggo.
Non ricordo se sia stato Aristotele o Platone ad affermare che “la sapienza vera è sapere di non sapere”. Ebbene, Epiteto me lo ricorda ad ogni riga! Povero me che mi trovo ad ottant’anni con un pugno di mosche in mano!