L’incidente al don Vecchi 4: cosa aspetta il comune a mettere in sicurezza via Orlanda?

Ciò che da sei mesi temevamo è purtroppo puntualmente accaduto. Oggi (alcuni mesi fa, NdR), poco dopo mezzogiorno, la figlia di una residente al “don Vecchi” di Campalto, avendo visitato sua madre, mentre tentava di uscire dal Centro per immettersi in via Orlanda, è stata centrata da un furgone in fase di sorpasso e scaraventata nel fossato adiacente alla più famigerata e pericolosa strada della nostra città. L’auto su cui viaggiava la signora è stata ridotta ad un groviglio di lamiere e l’occupante, per puro miracolo, è stata tratta dall’abitacolo tutta malconcia ma, fortunatamente, ancora viva.

In un minuto sono arrivati i vigili urbani in gran numero, la Croce Rossa, il 118, i pompieri, il carro attrezzi, mentre i vecchi del Centro guardavano inorriditi e spaventati tutta questa gente trafficare convulsa, non sapendo che l’incidente riguardava proprio loro.

E’ dall’ottobre dello scorso anno, subito dopo aver inaugurato il nuovo Centro per anziani, il “don Vecchi 4”, che ospita 64 alloggi, con una popolazione di più di una settantina di anziani dell’età media di 80 anni, che mi sono accorto dell’estrema pericolosità dell’immissione su via Orlanda, unica via possibile per raggiungere qualsiasi altra meta per i residenti. Per questi anziani non è possibile andare in nessun luogo né a piedi né in bicicletta, ed anche l’uso dell’automobile, che pochi possiedono, è estremamente pericoloso.

Mi sono subito dato da fare: ho incontrato personalmente l’assessore alla viabilità del Comune di Venezia, avv. Ugo Bergamo; ho incontrato pure il capo compartimento dell’Anas, chiedendo una pista ciclopedonabile per raggiungere Campalto in sicurezza (500-600 metri di pista). Questi signori per ora hanno escluso questa soluzione per mancanza di soldi. Quindi si è concordata faticosamente una soluzione tampone provvisoria, una pista in sicurezza per usare l’autobus, addossandoci la maggior parte delle spese.

A tutt’oggi non abbiamo ancora ricevuto i necessari permessi. Per ottenere tutto ciò: 1) sono state raccolte 500 firme di residenti e dei loro famigliari; 2) ho mandato due lettere raccomandate con l’avvertimento che qualora fosse successo un incidente, avrei sporto denuncia contro i suddetti enti; 3) mi sono addossato il costo maggiore dell’operazione; 4) la stampa: “Il Gazzettino”, “La nuova Venezia”, “Gente veneta”, “Il Corriere del Veneto” sono intervenuti svariate volte denunciando il pericolo; 5) gli anziani mi hanno scritto: “Ci ha donato una prigione dorata, ma sempre di prigione si tratta”.

Ora è avvenuto l’incidente. Non so che cosa aspettino ancora!

Da aggiungere però che il 13 ottobre dell’anno scorso abbiamo affisso sull’edificio la scritta “Centro don Vecchi”. Il 14 ottobre, il giorno dopo, un agente dell’Anas ci ha intimato di oscurarla perché altrimenti avrebbe dovuto multarci. L’abbiamo coperta, abbiamo pagato la tassa e dopo tre mesi è giunto il permesso di esporre la scritta.

Volete la ciliegina? Oggi mi hanno riferito che all’Anas sono irritatissimi nei miei riguardi per la mia impertinenza nella richiesta. Questa è la burocrazia dei nostri enti pubblici!

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