E’ dal 2005, con l’Eucarestia vespertina dell’ingresso del mio diretto successore e del mio abbandono della parrocchia, che non entravo nella mia vecchia chiesa, durante la celebrazione di una Santa Messa festiva.
Normalmente la domenica mattina la passo interamente nella mia “cattedrale tra i cipressi” e il pomeriggio lo dedico a visitare i residenti dei Centri don Vecchi di Marghera e di Campalto o a “L’incontro”, che mi impegna alquanto. Così non ho avuto mai occasione di andare nella chiesa di Carpenedo durante una celebrazione domenicale. Quindi non avevo più avuto una conoscenza diretta della vita liturgica della mia vecchia chiesa.
Ricordo che le sette messe festive erano sempre assai frequentate e che questa presenza viva e partecipe è sempre stata per me una consolazione che mi riempiva l’animo di vera letizia. Seppi poi che, giustamente, erano state abolite due di queste sette messe e m’era giunta qualche voce che il mio successore s’era talvolta lagnato di un certo assenteismo. Pensavo che questo fenomeno fosse determinato dal processo di secolarizzazione che lentamente sta facendo terreno bruciato nelle nostre parrocchie.
Ai tempi dell’inchiesta del cardinale Scola sulla frequenza al precetto festivo la chiesa di Carpenedo aveva segnato uno degli indici più alti di partecipazione, se non il più alto in assoluto, cioè il 42%, di presenze dei fedeli tenuti al precetto festivo. Sempre in quell’occasione avevo appreso che qualche parrocchia registrava solamente l’8-10% di presenze alla messa domenicale.
Una domenica di qualche settimana fa, essendo rimasto un certo numero di copie de “L’incontro” nella mia chiesa del cimitero a causa della pioggia, pensai di portarle in parrocchia, perché sapevo che ne era sprovvista.
Entrai e con mia felice sorpresa mi accorsi che la chiesa era strapiena di fedeli in gran parte giovani, anche se proprio in quella domenica un certo numero di loro era andato al Palasport di Jesolo per l’incontro diocesano presieduto dal Patriarca. Celebrava don Gianni e la gente partecipava al canto in maniera vivace.
Da quando sono andato in pensione non ho più avuto modo di celebrare di domenica se non nella mia chiesa prefabbricata che, per grazia di Dio, è sempre gremitissima. Più precisamente per alcuni mesi ho celebrato la messa vespertina nella vicina parrocchia di San Pietro Orseolo, ma vi partecipava uno sparuto numero di fedeli.
La felice sorpresa di vedere la mia “vecchia chiesa” così vitale mi è stata motivo di grande consolazione e mi ha fatto sperare che tanta fatica e tanto amore abbiano lasciato una semente che don Gianni sta facendo crescere con passione e bravura.