Ho constatato con amarezza che io arrivo spesso molto tardi, talvolta troppo tardi.
Quando al liceo studiavo storia della filosofia ero arrivato alla “salomonica” conclusione che i filosofi fossero persone con la testa per aria, nonostante i miei docenti si sforzassero di passarmi il loro pensiero perché fossero base della mia cultura umanistica. Il mio studio perciò si è sempre limitato ad apprendere qualche nozione superficiale della loro storia e della loro dottrina, ma nulla più.
Una qualche giustificazione potrei anche averla, perché i miei insegnanti erano sacerdoti, anche intelligenti e preparati, ma per loro l’insegnamento era quasi un dopo lavoro, appendice dei loro impegni pastorali ben più pressanti e credo che, tutto sommato, fosse per loro tanto faticoso passare verità difficili per tutti da comprendere e per noi studentelli, interessati a mille altre cose più immediate ed interessanti, assolutamente astruse. Il fatto poi di dedicare una lezione o due ad un determinato filosofo, senza leggerne le opere, per poi passare al successivo e quindi ad un altro ancora, come lo sfogliare le pagine di un libro, mentre in realtà da un filosofo all’altro passano almeno decenni ed essi rappresentavano l’evolversi del pensiero umano, faceva si che fossimo tentati di fare di ogni erba un fascio e finire per collocarli in un limbo sconosciuto e pressoché inutile.
Mi suonò un primo allarme sulla mia dabbenaggine e superficialità in merito alla filosofia, avendo sentito, ormai molti anni fa, la lettura alla RAI dei dialoghi di Platone e, con sorpresa, scoprii la profondità di pensiero, l’attualità palpitante ed incisiva delle verità esposte, tanto da avere la sensazione di aver buttato via, senza tanto pensarci, una ricchezza preziosa che mi sarebbe servita per avere saggezza ed equilibrio per vivere davvero. Poi, si sa, voltai pagina e, come sempre, fui assorbito da cose più immediate e certamente anche più banali.
Qualche settimana fa, però, una cara signora, che ho riscoperto dopo anni, mi ha regalato un volumetto delle edizioni Riza sull’antico filosofo Epiteto. Di questo filosofo ricordavo appena il nome ed assolutamente nulla più. In copertina è riportato il cuore della sua filosofia con questa frase: “Tu non devi cercare che le cose vadano a modo tuo, ma volere che esse vadano proprio così come stanno andando; allora tutto andrà bene”.
Sto leggendo con un po’ di fatica, perché ormai disabituato alla ricerca pura, ma sto rendendomi conto che le fatiche di Sisifo, per far andare le cose come voglio, mi spossano inutilmente e mi fanno perdere quel po’ di serenità di cui ho bisogno.
Sono arrivato tardi ad apprezzare i pensatori veri, ma pur tuttavia sono contento di questa scoperta.