Don Gianni e le campane

Ho sempre detto che la mia stima non va ai diplomatici e ai mediatori di professione, ma alle persone che escono allo scoperto, che dicono con franchezza il loro parere apertamente o che sottoscrivono le loro critiche non nascondendosi dietro la lettera anonima o manifestando quanto pensano con il pettegolezzo o il mugugno occulto.

Io credo di essermi comportato sempre così, ho anche pagato il conto della mia franchezza, ma non me ne sono mai pentito. Come entrando in parrocchia a Carpenedo, in piena contestazione, sapendo che più di uno mi reputava un conservatore e che un gruppo di giovani mi aspettava al varco, nel discorso di ingresso dissi senza mezzi termini: «Io sono della Chiesa di Paolo Sesto» (nel ’71 era papa Paolo Sesto). Come quando appresi dal Gazzettino che le vacanze del Papa costavano due miliardi, scrissi altrettanto francamente: “Non è lecito questo sperpero di denaro quando un mondo di cristiani patisce la fame”.

In ambedue i casi pagai un conto salato, ma ogni mattina almeno posso guardarmi allo specchio senza arrossire. Così è capitato tante altre volte.

Qualche settimana fa fui attratto da un anticipo di notizia del Gazzettino, che trovava poi sviluppo nelle pagine del giornale: “Don Gianni Antoniazzi, parroco di Carpenedo, a proposito della richiesta da parte di certi cittadini di far zittire le campane, ha affermato pressappoco: «Facciamo invece zittire quei 20-30 atei militanti che hanno la pretesa di pontificare su tutto e di imporre il loro pensiero fuorviante». “Bravo don Gianni! ho pensato subito, sei sulla buona strada”.

Io che sono timorato di Dio e sono stato educato ad una morigeratezza verbale e non mi permetto certi termini, penso che però la gente del nostro tempo, molto più disinvoltamente e molto disinibita, userebbe in proposito un’altra espressione più colorita.

E’ vero che il suono delle campane non risolve il problema del Regno di Dio, ne salva le anime, ma non è giusto ed opportuno che la stragrande maggioranza delle persone debbano essere condizionate da quattro gatti spelacchiati. Ai miei tempi in parrocchia avevo due cittadini “anticampane”, uno fortunatamente ha cambiato casa ed un’altra l’ho lasciata dire. Su duecentomila abitanti del Comune, anche se ve ne fossero due o trecento che protestano, non cadrà il mondo! Bravo don Gianni, mi piaci!

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