L’avvio della progettazione del villaggio solidale

Finalmente, dopo un’attenta valutazione delle proposte e dei costi, il consiglio di amministrazione della Fondazione qualche settimana fa ha affidato allo studio di architettura di Paolo Mar e della figlia, come capofila, e di quello delle architette Cecchi e Casaril, come associate, la progettazione del plano volumetrico del “villaggio solidale degli Arzeroni” e del Centro don Vecchi 5, come progettisti e direttori dei lavori.

Avendo partecipato al consiglio per benevola concessione del presidente e dei consiglieri, che mi hanno voluto come “padre nobile” o “presidente emerito”, o come vecchio amico, ho chiesto la parola per precisare alcuni concetti che mi stanno particolarmente a cuore e dei quali credo opportuno che la cittadinanza sia a conoscenza.

Dissi all’architetto Mar, che conosco da cinquant’anni e che appartiene ad una famiglia a me particolarmente cara: «La Fondazione vi affida a livello formale e con atto ufficiale l’incarico, ritenendovi professionisti quanto mai validi, ma in realtà vi chiediamo di lasciarvi coinvolgere totalmente nella realizzazione di questo progetto di immensa valenza sociale, in questa nostra avventura solidale. Oltre che professionisti seri vi chiediamo di essere amici e cristiani che assolvono questo compito come un atto di amore verso la nostra città, la Chiesa mestrina e soprattutto verso i concittadini in disagio.

Secondo: vorrei che foste completamente consapevoli che la realizzazione di questo villaggio di accoglienza dei concittadini che versano in ogni tipo di difficoltà, deve qualificare a livello sociale la nostra città».

E aggiunsi inoltre che sia il villaggio che il “don Vecchi 5”, vorremmo che rappresentassero un progetto pilota, estremamente innovativo, che desse vita ad una sperimentazione che dovrà essere punto di riferimento nel settore dell’assistenza sociale e della terza età, come lo è stato il “don Vecchi”, per il quale perfino dal Giappone, oltre che da molte regioni d’Italia, sono venuti professionisti ed amministratori pubblici per avere motivo di confronto e di ispirazione.

E’ nell’animo della Fondazione non solamente creare una struttura di servizio, ma soprattutto aprire la strada per soluzioni innovative più avanzate e più rispondenti alle attese dei fratelli in difficoltà e in disagio.

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