Interessanti punti di vista sul problema degli immigrati più poveri

Il mio caro amico Michele Serra, docente di lettere in pensione, sente quanto mai il problema dei poveri ed in particolare quello di quel vasto mondo di immigrati extracomunitari che sono espressione delle nuove povertà del nostro tempo.

Quando capita di incontrarci ci scambiamo idee ed esperienze in proposito; talvolta mi invia delle lettere che trattano di questo problema che non solo lo interessa, ma lo coinvolge e lo assilla. Le lettere-articolo, lui dice che me le invia per rendermi partecipe delle sue angustie, ma in realtà è abbastanza comprensibile il suo desiderio che siano pubblicate su “L’incontro”, per rendere partecipe la città di queste problematiche e per creare una cultura solidale in proposito.

Il professor Serra, che è intelligente e soprattutto estremamente sensibile al disagio di tanta povera gente, che è spesso guardata con indifferenza ed anche con prevenzione dalla maggioranza dei nostri concittadini, la quale non è rimasta indifferente al messaggio xenofobo della lega, mi pare abbia dei punti fissi nei loro riguardi.

Due opinioni maturate sul campo meritano veramente attenzione.

Il primo punto è che secondo lui bisogna offrire ascolto partecipe e fraternità vera a questi fratelli nel bisogno: egli infatti dedica molte ore all’ascolto cordiale e partecipe e non potendo far di più, regala un euro per un caffè a chi bussa al suo punto di ascolto. Io, che sono molto più pragmatico, ammiro questa attenzione umana, ma preferisco operare per un aiuto più consistente.

Il secondo punto è il suo convinto ed appassionato invito a questa gente di tornare nella loro terra. Sono assolutamente certo che il mio amico suggerisce questo ritorno tra la propria gente per motivi nobili, perché soffre per il disagio, l’umiliazione e l’impossibilità di trovare risposte possibili, nel nostro Paese, alle loro attese. Io sono del tutto consenziente su questa posizione. Mi fanno pena questi immigrati trapiantati in un mondo estremamente diverso dal loro per costumi, mentalità, cultura e religione e con scarsissime possibilità di trovare casa e lavoro.

La soluzione più idonea per me è aiutarli a crescere nel loro Paese, portando colà servizi, cultura e tecnica.

C’è però sempre il gravissimo pericolo che gli aiuti vadano a finire in mano a governi autoritari che trasformino gli aiuti in armi e in profitti personali.

Una volta ancora dobbiamo premere perché siano i nostri rappresentanti della politica a porre in atto questi interventi mirati, che solo loro possono fare.

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