“ladri da don Vecchi”

La notizia del furto della cassaforte del “don Vecchi” ha avuto una certa eco in città. Quella di questi “fratelli ladri” è stata veramente una vigliaccata che dovrebbe farli arrossire di fronte ai “colleghi” più seri.

Vive a Venezia il mitico cappellano degli alpini che partecipò alla tragica ritirata dell’Armir in Russia, don Gastone Barrecchia. Tornato fortunosamente a casa dal dramma della ritirata del Don, scosso nello spirito, questo giovane prete che s’era salvato solamente perché i suoi soldati l’amavano profondamente e l’avevano aiutato a rimanere aggrappato alla coda di un asino, ricevette dai superiori due compiti che essi ritenevano leggeri: fare il cappellano nelle carceri di Santa Maria Maggiore ed insegnare mistica a noi giovani chierici del seminario. Due compiti assai diversi ma che don Gastone, ora centenario, intelligente com’era e com’è, ha svolto egregiamente.

So che i carcerati gli vollero bene, noi seminaristi altrettanto, perché furbescamente lo facevamo slittare facilmente dall’insegnamento barboso, per lui e per noi, della mistica, ad intrattenerci, in maniera veramente interessante, sulla sua avventura nelle steppe innevate della Russia e sulla sua vita tra i galeotti.

Don Gastone ci raccontava che in carcere l’insulto peggiore e più infamante che un carcerato potesse fare ad un altro, era quello di apostrofarlo “ladro da chiesa!”. Il ladro da chiesa era l’ultima categoria, la più scadente nella categoria dei ladri. I carcerati di Santa Maria Maggiore forse non sapevano che rubare al “don Vecchi” è ancora più facile che rubare in chiesa e quindi più infamante.

Detto questo, mi piace spiegare agli amici che, tutto sommato, ci abbiamo anche “guadagnato” dal furto. Un signore di animo nobile e generoso, saputa la cosa, ci ha donato il giorno dopo un assegno di diecimila euro. Ora cinquemila ce li rimborsa l’assicurazione ed altri diecimila ce li ha donati il benefattore e quindi abbiamo non solo recuperato, ma guadagnato!

Avvertiamo quindi il “ladro da don Vecchi” che possiamo perdonargli più facilmente, e perciò dovrà regolarsi non più con noi, ma con nostro Signore.

Dato che ne abbiamo l’opportunità, lo informiamo che ora abbiamo deciso di non tener più soldi in casa, e quindi, se vorrà continuare a tentare di rubare al “don Vecchi”, dovrà accontentarsi di vecchie signore dagli ottanta in su. Non so se ne vale proprio la pena?

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