Dal “vecchio apostolato” alla “nuova evangelizzazione”

Nel passato più volte ho confessato di avere la sensazione di essere un sopravvissuto di un mondo che ormai non c’è più. Una volta ho usato un’espressione un po’ pittoresca che ha causato una certa diatriba con un mio collega, inferiore d’età e superiore di carica, affermando che forse sono come quei soldati giapponesi che non erano venuti a conoscenza che il conflitto era finito e perciò continuavano nella giungla la loro “guerra personale”.

Un tempo la diffusione della “buona stampa” era una componente importante della pastorale. Ricordo che le suore di San Paolo avevano in via Verdi un negozio molto frequentato ove offrivano agli operatori pastorali dei libri, dei catechismi, dei film se credo, se non ricordo male, anche le suppellettili liturgiche.

Le stesse suore di don Alberione, l’apostolo dei mass-media cattolici, organizzavano la Settimana della Bibbia, diffondevano nelle parrocchie centinaia di copie di “Famiglia Cristiana”. Spesso poi allestivano delle bancarelle della buona stampa alla domenica di fronte alla chiesa e spesso in coppia, come i carabinieri, andavano nelle case per propagandare volumi di contenuto religioso. La stessa cosa facevano pure le “Figlie della Chiesa” con stampa un po’ diversa, ma dagli stessi contenuti.

Tutto questo è scomparso progressivamente. Le Suore di San Paolo se ne sono andate da Mestre e le Figlie della Chiesa superstiti si sono ridotte a presidiare la chiesa di San Girolamo. Per fortuna e grazia di Dio monsignor Bonini ha aperto la libreria San Michele in via Poerio, l’unica libreria cattolica in città, ma che funziona solamente come libreria.

Quando due volte la settimana mi reco con suor Teresa a rifornire l’espositore e i banconi dell’Ospedale dell’Angelo portando sei-settecento copie de “L’incontro”, centocinquanta copie del “Sole sul nuovo giorno” e svariate centinaia di opuscoli de “Il libro delle preghiere e delle verità fondamentali della fede e della morale cristiana”, mi pare di essere rimasto un superstite di un mondo che ormai non c’è più.

Avverto più che mai che questo tipo di apostolato ormai è scomparso, forse perché ritenuto superato e sostituito da qualcosa di nuovo che io non sono ancora riuscito a scoprire. Comunque tante volte mi domando se vale la pena che continui a spendere fatica e denaro in perfetta solitudine ed ancora più spesso avverto il desiderio di comprendere come si stia transitando dal “vecchio apostolato” alla “nuova evangelizzazione” per adeguarmi ad essa. Spero che “Aquileia 2” mi fornisca le desiderate indicazioni.

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