Ho ricevuto e letto a modo mio il numero del settimanale diocesano pubblicato in occasione dell’ingresso del nuovo Patriarca. Io che sono un povero “schincapenne qualunque”, mi rendo conto dell’impegno e della bravura che occorrono per realizzare un numero del periodico come quello che il piccolo staff di giornalisti di cui dispone Gente Veneta è riuscito a fare in occasione dell’ingresso di mons. Moraglia a Venezia.
Ho deciso di mandare due righe a don Sandro, direttore del settimanale, per complimentarmi con lui e con i suoi collaboratori: sono stati e sono sempre bravi!
Io non sono troppo orgoglioso di molti aspetti e strumenti e strutture della Chiesa veneziana, ma di Gente Veneta si. Il giornale, pur con non molte risorse e con una concorrenza agguerrita da parte dei quotidiani locali, sempre molto attenti alle vicende del patriarcato, ed un bacino di utenze abbastanza striminzito, riesce non solamente a stare a galla, ma ad imporsi presso i fedeli, la città e le diocesi del Veneto.
Nel numero in questione, però, ho trovato un neo, un piccolo neo che voglio far notare, perché credo che il mio amore e la mia stima verso il giornale non sarebbe autentico se non fossi franco con la redazione di Gente Veneta.
Suor Teresa, mia collaboratrice, fiorentina doc a tutti i livelli, mi ripete talvolta che “ad ogni poeta manca un verso”. Mi permetto quindi bonariamente di far osservare il verso mancante. Si dice nel giornale che la curia veneziana ha sostituito le quattro “memores Domini” a servizio del patriarca Scola con tre religiose peruviane. Io non sono troppo d’accordo che si occupino delle suore come donne di servizio: oggi c’è sovrabbondanza di donne veramente brave dell’Europa dell’Est, di cui ci si può avvalere, mentre le suore le vedrei meglio impiegate per il Regno dei Cieli. Quello però che mi ha sorpreso sfavorevolmente è stata la foto di queste tre suore. La divisa sembra uscita dal ripostiglio di un vecchio teatro: delle vesti che dovrebbero essere destinate a ben altri scopi che ad imbruttire tre care donne che Dio ha creato di certo armoniose e belle. E’ vero che “il vestito non fa il monaco”, ma è pur vero che esso può indurre ad una reazione d’istinto certamente negativa. Io mi permetterei molto umilmente di suggerire al Patriarca di dispensare le tre suore dal portare quell’orrenda divisa, almeno finché rimarranno a Venezia, patria della bellezza. Se poi proprio non possono stare senza divisa, vadano a vedere le donne carabiniere o quelle della guardia di finanza o anche le donne reclutate tra gli alpini; potrebbero trovare qualche suggerimento che mortifichi un po’ meno la loro femminilità.
Svecchiare la Chiesa potrebbe cominciare da questo aspetto tanto marginale. Comunque Gente Veneta avrebbe fatto meglio a non pubblicare le foto per permetterci di sognare le aiutanti del Patriarca ordinate, carine e di una certa eleganza, cosa che non fa mai male!