Vicini di casa

I vicini di casa delle strutture che si rifanno alla Chiesa non sono “croce e delizia” ma, spesso, soltanto una croce.

E’ ben vero che tutti siamo più propensi a difendere i nostri diritti che a praticare i nostri doveri, ma appunto i vicinanti delle strutture legate più o meno al mondo ecclesiastico sono ipersensibili ai loro diritti, mentre trascurano bellamente i diritti altrui, perché convinti più o meno coscientemente, che i preti devono praticare la carità e perciò subire, per amor di Dio e del prossimo, ogni affronto e quasi mai si lasciano coinvolgere nelle imprese solidali che solamente essi sentono il dovere di portare avanti.

Da un punto di vista teorico e formale questi cristiani vicini sono anche disposti a lodare certe opere umanitarie, ma guai al cielo se niente niente queste opere ledono quelle che loro ritengono essere i loro legittimi diritti. La solidarietà, per tanta gente, è competenza solamente del prete e della Chiesa, della quale pare che loro siano parte, ma in questo caso i vicinanti battezzati, cresimati e sposati in chiesa, non sono essi più Chiesa ma altro, quando hanno qualcosa da rivendicare o che pensano di subire.

Una volta tanto mi permetto di fare alcuni esempi, nella speranza che possano destare la coscienza di certi cristiani da registro dei battesimi e non altro.

Quando ero in parrocchia:

  • Guai se i ragazzi giocavano al pallone, gridavano o mettevano le biciclette davanti alle case dei vicini. Sembrava che i ragazzi fossero figli del prete e non i loro figli.
  • Guai se il coro alla sera usciva dalle prove conversando ad alta voce.
  • Le campane sembravano togliere il meritato riposo ai residenti.

Giunto alla pensione:

  • Guerra contro il “don Vecchi uno e due”. Pareva che i vecchi turbassero il viale don Sturzo.
  • Rifiuto dei magazzini, perché portano la poveraglia in quartiere.
  • Parrocchia e comitato contro il “don Vecchi”, che avrebbe profanato il verde attualmente destinato ai bisogni fisici dei cani.
  • Opposizione quando si era pensato di restaurare la vecchia cascina, con invito alla stampa e dimostrazione popolare.
  • Proteste quando si taglia l’erba perché il rumore disturba la quiete pubblica.
  • Il “don Vecchi” è causa dell’invasione dei topi (pensare che è l’unico ad avere un contratto di deratizzazione!).
  • Ora gli alberi intasano i tombini ed i cassonetti ammorbano l’aria dei palazzi vicini.
  • A Campalto denuncia perfino perché si deprezzano gli edifici del vicinato, quando il “don Vecchi” è l’unico edificio di pregio della zona.

Potrei continuare la litania. Dopo secoli di prediche sulla carità, par che certi fedeli siano convinti che questo comandamento valga solamente per la Chiesa fatta da altri, mentre essi, in pratica, si comportano come se non fossero parte della Chiesa e non avessero l’obbligo di essere solidali col prossimo più fragile.

Questo comportamento talvolta mi provoca rabbia e senso di rivalsa e, talaltra, amarezza. Mi auguro che il Signore mi aiuti a porgere l’altra guancia, ma rimane il fatto che le percosse rimangono: cattiveria ed egoismo!

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