Qualche settimana fa ho celebrato un funerale. Purtroppo, per via del comportamento furbastro e poco corretto del titolare di una delle agenzie di pompe funebri della città, io ero totalmente inconsapevole di ciò che era successo prima. Questo funerale infatti, all’ultimo momento, era stato disdetto da un mio collega perché era venuto a sapere dell’intenzione dei parenti della defunta di spargere le ceneri della congiunta in laguna.
Io sono venuto a sapere per caso di questo rifiuto soltanto a poche ore dal momento del funerale per cui avevo concordato l’orario. Non mi è parso quindi giusto mettere in difficoltà quel povero marito che, per la seconda volta, avrebbe dovuto rimandare le esequie, dopo che per mesi aveva assistito alla via crucis di sua moglie prima della morte.
Confesso che anche se avessi conosciuto l’intenzione di questa, per me insolita sepoltura, molto probabilmente avrei comunque celebrato il rito religioso del commiato. Primo, perché purtroppo non conoscevo la legislazione ecclesiastica in merito alla dispersione delle ceneri. Secondo – e questo è un po’ più grave – perché non mi pare che certi uffici della curia vaticana debbano fare da padreterni anche su argomenti marginali e tanto opinabili.
Le cose sono andate così, ma proprio l’indomani sono usciti sulla stampa gli orientamenti della Chiesa al riguardo: proposte e consigli che mi sono parsi rispettosi della libertà dei fedeli, saggi e, quindi, opportuni. La conservazione delle ceneri in un luogo adatto può facilitare la memoria, il suffragio, ed aiutare a recuperare la testimonianza dei nostri cari defunti. Quindi plaudo a questi consigli che non sono affatto precettivi e non mettono a disagio anche chi la pensa diversamente.
Proprio questa mattina un altro impresario di pompe funebri mi ha indicato il luogo, interno al nostro cimitero, che la Veritas ha approntato per la dispersione delle ceneri di chi non vuol metterle in un loculo. Questo “cimitero nel cimitero” è costituito da alcuni metri quadrati di ghiaia di fiume all’interno del piccolo e brutto giardino vicino al piazzale d’ingresso. Nulla di più banale, anonimo ed insignificante, senza un fiore, una scritta, né un segno qualunque. Sembra che dica con Sartre, il pensatore ateo del nostro tempo: “La vita è un nervo nudo che si contorce per il piacere o per il dolore, e nulla più”. Questa la negazione assoluta del significato e del perché dell’esistenza dell’uomo sulla terra.
Io seguirò ed appoggerò in ogni modo i consigli dei nostri vescovi perché, togliendo alla vita speranza e futuro, essa rappresenterebbe una beffa assurda.