Negli Stati Uniti, Paese all’avanguardia come democrazia, progresso civile e vita sociale, vige ancora, purtroppo, la pena di morte. I radicali, con una notevole campagna di sensibilizzazione, sono riusciti a far firmare a più di un centinaio di Stati sovrani, una convenzione per l’abolizione della pena di morte. Gli americani, purtroppo, sono uno tra i pochi grandi Paesi che non vi hanno aderito. Questa è una grossa macchia nera nella vita civica di questo popolo.
Ricordo, una decina di anni fa, che un certo Cesman, che aveva commesso un grave delitto, fu condannato a morte e i mass-media descrissero in maniera minuziosa le ultime ore di questo condannato. Ricordo di aver partecipato, col fiato sospeso, agli ultimi tentativi, risultati inutili, per salvarlo. Il boia di Stato lo ammazzò con una iniezione letale.
La descrizione fu tanto puntuale da coinvolgermi fino in fondo in questo dramma; mi sembrava di partecipare all’attesa spasmodica con cui il condannato aveva vissuto ogni minuto, ogni sensazione ed ogni possibilità di percepire il respiro della vita.
Ebbene, lo scorso anno, percependo fino in fondo il passare degli anni, la vecchiaia e il tempo del prossimo “passaggio”, ho vissuto con tanta avidità la primavera, pensando che forse sarebbe stata una delle ultime volte che avrei potuto godere della bellezza soave ed inebriante di questa stagione dolcissime ed incantata.
Ho guardato con passione il prato che ha cominciato pian piano a rinverdire, le prime gemme sugli alberi, le miti e care margherite del prato, i fiorellini di un celeste delicato e gentile, mi sono incantato di fronte al volteggiare agile e flessuoso della danza degli uccelli nel cielo azzurro, ho assaporato il tepore del sole luminoso, ho scrutato la vita che cominciava a germogliare nei prati del “don Vecchi”, la mimosa gialla in fiore, le pensé che han cominciato ad offrire le corolle dai colori intensi e ricchi come la tavolozza di un pittore, i duemila tulipani che sono usciti coraggiosi dalla terra e di giorno in giorno s’affrettano a dipingere le aiuole dei loro fiori che sbocciano su uno stelo sottile.
Com’è bella primavera!
Dal primo mattino fino al tramonto dei giorni che si allungano sempre più, non faccio che inebriarmi di questa resurrezione della natura. E’ da tanto che ho voglia di primavera! E’ da tanto che sogno ad occhi aperti nella speranza che sia primavera per tutti gli uomini e le donne, per i vecchi e per i bambini, per la società, per la Chiesa e il mondo intero. La mia bramosia di bellezza, di vita nuova, di tepore e di colore si fa certamente intensa perché cosciente di vivere, nel migliore dei casi, le ultime primavere della mia esistenza.
Mi viene da ripetere con sant’Agostino: “Tardi, Signore, ho scoperto il Tuo sorriso e la Tua benevolenza nella dolcezza della natura”.