Sento il bisogno e il dovere di fare alcune premesse a quanto sto per scrivere.
La prima: butto giù questa riflessione domenica 29 gennaio di primo mattino; quando vedrà la luce l’evento su cui credo giusto dir la mia opinione e dare il mio contributo, questi pensieri non saranno né attuali, né tempestivi, ma la vita è lunga e continua, perciò penso che possano servire per il domani.
Seconda: ieri, sabato 28 gennaio, il Gazzettino, il quotidiano della nostra città, dopo aver parlato molte volte della nomina del nuovo Patriarca e aver fatto supposizioni, analisi, previsioni ed illazioni, dava ormai per certo per oggi la nomina di mons. Moraglia, vescovo di La Spezia. Oggi però non c’è neppure mezza riga sull’argomento.
Terza premessa, forse la più importante: intervengo solo perché amo la Chiesa, la sogno povera, pulita, coerente al Vangelo, semplice, però anche seria, ordinata e più pronta ed efficiente di quanto non siano gli apparati della nostra società e del nostro Stato. Detto questo, sento il bisogno di affermare la mia amarezza e la mia delusione per il comportamento della curia locale e quella vaticana. Sette mesi di attesa sono comunque troppi, qualsiasi siano le ragioni con le quali si tenti di giustificare questa lentezza burocratica.
Per quanto riguarda i personaggi che hanno gestito localmente l’evento, mi sono sembrati, privi di un minimo di intraprendenza. Mi pare che san Paolo, ch’era pure lui un pivello nella gerarchia ecclesiastica del tempo, dica: “Gli resistetti in faccia!”.
Per quanto riguarda la burocrazia vaticana, che per me rimane sconosciuta e misteriosa, erede purtroppo di un passato poco nobile, peggio ancora! Credo che sarebbe stato opportuno che qualcuno scoperchiasse il tetto, come quando i cardinali non riuscivano ad eleggere il Papa.
Io, ripeto, amo la mia Chiesa, e per questo la voglio vedere bella, pulita, semplice ed efficiente. La vorrei vedere come la sognava don Tonino Bello, il vescovo di Barletta, “in grembiule”, come le nostre mamme che non perdono tempo e tengono sempre in ordine la loro casa, i loro figli e perfino il capofamiglia.
Si è detto, nella stampa di casa nostra, che non era opportuno manifestare sogni e desideri nei riguardi del nuovo pastore; io invece l’ho fatto e ne rivendico il sacrosanto diritto, ma accetterò di buon grado quello che verrà e mi metterò a sua disposizione per quel poco che posso.