Troppo spesso in troppi guardano solo ai propri diritti

Nelle mie vicende “imprenditoriali” mi è capitato purtroppo di frequente che qualche vicino ad una o all’altra delle nostre strutture a carattere solidale, ritenesse, giustamente o no, di essere leso in qualche modo nei suoi diritti veri o presunti e perciò reagisse offeso. In verità ritengo di non aver mai preteso di infrangere la legge; pensavo che, dato che l’opera era sempre costruita a favore di persone bisognose, mi spettasse il diritto di essere compreso ed aiutato.

Spesso, per amor di pace, credo di aver subito reazioni e pretese del tutto ingiustificate e certamente egoiste. Questo modo di pensare però mi ha fatto capire che la gran parte delle persone è estremamente ed esageratamente preoccupata dei propri diritti e per nulla disposta a prender in considerazione e, soprattutto, a farsi carico delle difficoltà degli altri. Per tutto ciò che riguarda la carità si accetta che se ne occupi il prete, ma guai al Cielo se il suo impegno per il prossimo lede diritti veri o presunti tali.

A questo proposito avrei una variegata e, purtroppo, numerosa casistica riguardante il passato ed anche il presente. Qualche giorno fa, a questo proposito, ho assistito alla televisione ad una scena piuttosto emblematica. Marchionne della Fiat ha mandato un operaio metalmeccanico, suppongo della Fiam, in uno stabilimento Fiat delocalizzato in Polonia. Stesso stabilimento, stesso lavoro, stessi macchinari, stessi orari; ciò che risultava diverso era il fatto che mentre l’operaio della Fiat torinese ha uno stipendio di 1300-1500 euro al mese, il collega polacco ne percepisce solamente 400 al mese.

L’operaio torinese si meravigliò e chiese perché i metalmeccanici della Fiat polacca non protestassero e non scioperassero. Al che i polacchi risposero che negli stabilimenti Fiat delocalizzati in Romania gli operai che hanno le stesse mansioni, lo stesso orario, gli stessi macchinari dei torinesi e dei polacchi percepiscono 200 euro al mese e quindi i polacchi accettano i 400 euro al mese senza protestare. Questo è il mondo, questa è la “giustizia”!

Finché non capiremo che dobbiamo creare una società solidale (ma non tra le nostre varie consorterie e corporazioni di privilegiati d’Italia), non si divideranno i beni della Terra ugualmente fra tutti e non ci convinceremo che non è concepibile l’egoismo dei ricchi, come anche quello dei “poveri”, non ci sarà mai né giustizia né pace. Ormai il mondo è, come oggi si afferma, un “villaggio” globale nel quale non devono esistere queste sperequazioni.

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