Com’era bello celebrare l’amore degli sposi!

Mi capita assai spesso di incontrare gente di tutte le età che mi tratta con una certa confidenza e familiarità, tanto che spesso mi viene da chieder loro “ma mi conosce?”, e più di uno mi risponda: «Non si ricorda, don Armando, che mi ha sposato?». In cinquant’anni di ministero sono “moltitudini” i giovani che ho sposato!

Ho letto in qualche bollettino parrocchiale i bilanci e i resoconti di fine anno di certe parrocchie numericamente consistenti. Per quanto riguarda i funerali, il numero sembra pressappoco quello dei decenni passati, ma il numero dei matrimoni spesso si conta sulle dita di una mano, mentre ricordo che quando ero a San Lorenzo e anche a Carpenedo, spesso i numeri erano invece a tre cifre.

Io nella mia vita di cappellano e poi di parroco, ho celebrato tantissimi matrimoni e l’ho sempre fatto con gioia profonda; la celebrazione dell’amore è sempre stata per me momento inebriante, potendo assistere ad uno dei miracoli più belli della vita. Di natura sono sempre stato un po’ sentimentale e ho sempre coltivato un pizzico di romanticismo, per cui i miei sermoni erano sempre profumati di sogno e di poesia, piuttosto che di fredda teologia o di misticismo, incomprensibile per gli sposi e pure per me.

Ogni tanto mi salgono alla memoria certi schemi ai quali amavo rifarmi. In questi ultimi tempi, avendo la sensazione che la nostra società sia avvolta da un grigiore un po’ cupo, senza entusiasmo e senza sogni, ricordo certe prediche nuziali che mi venivano dal profondo del cuore di fronte a degli sposi che sprizzavano amore da ogni poro. Quando dicevo loro: «Fate che la vostra vita sia una bella avventura, un bel gioco, condotto con entusiasmo, coraggio e passione, ricordatevi che solo i poeti, i santi e gli innamorati sanno vivere davvero, e solo loro colgono tutto il profumo della vita.

Ora sentirei il bisogno di emulare i grandi predicatori del medioevo, che di fronte alle antiche cattedrali parlavano alle folle del mistero di Dio e del dono della vita. Quanto sognerei poter fare alla gente della mia città e del mio Paese il discorso caldo e suadente che un tempo facevo ai giovani che di fronte all’altare stavano giurandosi amore per la vita e che letteralmente bevevano quelle mie parole che volevano essere un invito a vivere la vita con pienezza cogliendo i suoi aspetti più affascinanti.

Come mi piacerebbe ripetere a tutti che la vita può essere un bel gioco ed una splendida avventura che solamente si può cogliere appieno essendo santi, poeti ed innamorati!
Devo però accontentarmi di farlo da questo pulpito di carta, sperando che raggiunga ugualmente lo scopo.

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