In uno dei primi incontri con l’attuale sindaco, egli mi disse che ero stato suo catechista quando era bambino ed abitava a Mestre. D’istinto mi venne da chiedermi se fossi riuscito a passare il messaggio evangelico.
Mi capita assai spesso che nelle occasioni più disparate qualcuno mi dica di essere stato mio alunno alle magistrali, all’Istituto Volta o al Pacinotti, o qualche altro che era stato scout con me, tantissimi che li ho sposati o a cui ho battezzato i figli. Grazie a Dio la mia vita di prete è sempre stata tanto intensa ed ho incontrato, nelle realtà in cui ho operato, un numero quasi infinito di persone: in parrocchia, a scuola, tra i maestri cattolici, nell’Azione cattolica e nello scoutismo.
Ricordo ancora con nostalgia le folle che gremivano la chiesa di San Lorenzo durante la messa delle 12 che io celebravo, o le file infinite di penitenti che al sabato pomeriggio aspettavano pazienti il loro turno per la confessione settimanale.
Non riesco proprio a contare le persone che per i motivi più diversi ho incontrato, a cui ho parlato e a cui ho tentato di passare il messaggio di Gesù.
Ora, ogni volta che incontro qualcuno di questi vecchi discepoli, mi viene da domandargli: «Com’è andata?». La maggioranza però pensa che la mia domanda non sia specifica alla proposta cristiana. Spesso incontro gente che mi ricorda con simpatia e con riconoscenza, talvolta mi pare di scoprirle come delle brave persone, però raramente ho la sensazione di essere stato capace di creare cristiani ferventi, decisi, impegnati. Spesso mi viene da domandarmi, di fronte a questi incontri: “Che cosa mi è mancato nell’approccio religioso che ho avuto con tante persone di tutti i ceti e di tutte le età?”
La risposta più ovvia mi pare sia la mia carenza culturale, la mancanza del fascino specifico dell’educatore. Non posso, per fortuna, dire che non mi sia speso abbastanza, però emerge dal fondo della coscienza la risposta più “vera”, che mi mortifica e che spiega anche i miei fallimenti e i risultati poco brillanti del mio impegno pastorale: non sono stato, e non sono, un santo. Solamente i santi, che riflettono in maniera fedele il volto e il cuore di Dio, riescono a convertire in maniera radicale.