Quando uscirà questo appunto spero bene che sarà risolto il problema della nomina del Patriarca di Venezia, però quello che sento il dovere di dire credo che comunque abbia il suo valore.
Don Sandro Vigani, che è mio nipote, lo ritengo un validissimo giornalista ed un ottimo direttore del periodico della diocesi. Con lui “Gente veneta” ha acquisito non solo notorietà, ma anche autorevolezza. Di don Sandro ammiro la prosa brillante, la conoscenza dei problemi che tratta, l’equilibrio e la pacatezza delle posizioni espresse negli editoriali che pubblica con molta frequenza sul periodico.
Qualche tempo fa, a proposito della nomina del nuovo Patriarca, aveva auspicato che si evitassero i pettegolezzi, le supposizioni senza fondamento, le valutazioni facili. Io ho condiviso fino in fondo questa sua posizione.
Una settimana fa, in un altro articolo di fondo, ha ribadito che il nuovo vescovo non potrà mai essere il Patriarca che ognuno vorrebbe, perché il buon Dio, che certamente è più saggio di noi, manderà di certo quello di cui Lui sa che la Chiesa veneziana avrà bisogno.
Io, nel passato, avevo auspicato un Patriarca “a tempo pieno” per la sua comunità e i suoi preti, perché di personalità celebri e carismatiche e onnipresenti ne abbiamo già avuti, mentre la Chiesa veneziana ha bisogno, a parer mio, di un patriarca, anche se un po’ più modesto, ma tutto per noi.
Ma non ho motivi per non adeguarmi a quello che afferma don Sandro: “Dobbiamo accettare il nuovo vescovo con fede e seguirlo con amore anche se non è quello che ognuno di noi ha pur diritto di sognare”. Lode anche a questo intervento del direttore del giornale della diocesi.
Quello che invece rifiuto è il finale del fondo di domenica 15 febbraio: “Come direttore dell’ufficio stampa del Patriarcato, mi domando invece se non sia possibile evitare prese di posizione pubbliche che costituiscono un lauto banchetto per i giornali e finiscono per alimentare il fuoco, purtroppo inestinguibile, delle chiacchiere ecclesiastiche” Evidentemente si riferisce alle critiche per i sette mesi d’attesa. Questo non lo posso proprio accettare.
Il vecchio parroco di Altobello, don Molinari, affermava: “Terra santa più acqua santa non fa `fango santo’, ma solamente fango!”. Le lungaggini, l’esasperazione della burocrazia – sia essa politica o ecclesiastica – sono sempre un atteggiamento da rifiutarsi, sono sempre un fatto negativo. Il fatto che queste lungaggini burocratiche provengano dai dicasteri vaticani non le rende di certo efficienza, serietà, buon ordine. Io ritengo che una critica benevola e fatta per amore non sia mai da recriminarsi; essa è un dono del quale i nostri vescovi “hanno diritto”.
Ancora una volta mi rifaccio al “libero e fedele” di don Mazzolari.