Circa un paio di anni fa una signora che collabora ai magazzini “San Martino”, mi ha regalato una autobiografia di don Gallo, il noto prete del dissenso ecclesiale. Credo che questa cara signora non abbia scelto il volume perché in linea con le sue idee – perché credo che sia una persona moderata e la pensi come la Chiesa ufficiale; forse è stato il libraio che, avendo saputo che voleva fare un omaggio ad un sacerdote, le suggerì il volume che tratta della sua categoria.
Don Gallo è un mio coetaneo che si è sempre occupato di sbandati, prostitute, drogati ed estremisti a livello sociale e religioso ed è fondatore e responsabile di una comunità di recupero nella sua Genova.
Don Gallo m’è parso intelligente, prete appassionato delle creature umane anche più derelitte, credente a modo suo e “innamorato” della Chiesa in maniera ancor più a modo suo.
Pur non condividendo io molto lo stile, le battute ad effetto, il linguaggio da bassifondi e la passione sconfinata per tutto ciò che odora di sinistra e di dissenso, ho ammirato e m’ha fatto bene la sua capacità di recuperare anche nelle creature più degradate, esasperate e ribelli, certi valori autentici, anche se testimoniati in modo anomalo e fuori dalle righe del pensare e dell’agire comuni.
Qualche giorno fa un altro caro concittadino mi ha regalato un altro volumetto di don Gallo, dal titolo stuzzicante per una persona come me, particolarmente attenta alle cose della fede e della religione: “Il vangelo di un utopista”. Ho gradito molto il dono, ma sono rimasto perplesso e sconcertato dalla lettura del volume.
Il testo è composto da 5 capitoletti: il Vangelo dell’unica famiglia umana – il Vangelo della pace – dell’utopia – della sobrietà – della costituzione. E, per finire in bellezza: “Il Vangelo De André (il cantautore) e Balducci” (prete del dissenso)
Il messaggio dello scrittore è sconcertante, perché è confuso, irrequieto, scomposto ed inaccettabile.
Un tempo qualcuno disse che “chi cammina sempre sul ciglio della strada finisce facilmente per precipitare nel fosso”. Penso che tutto questo sia capitato anche a don Gallo e infatti ho l’impressione che l’amore per l’eccesso e il fazioso abbia fatto cadere rovinosamente nell’assurdo questo vecchio prete.
Di positivo, dalla lettura, ho tratto la preoccupazione di non fare la stessa fine!
Almeno Don Gallo non è un’ipocrita e parla di argomenti che interessano a molti giovani.
Poi, come se il Vaticano non facesse politica, almeno lui la fa a viso scoperto e dicendo chiaramente da che parte sta.
Vorrei ricordare che anche Gesu frequentava drogati e prostitute e gli davano del beone e del mangione.
I primi documenti cristiani trovati in Egitto, ritenuti storicamente piú esatti rispetto al nuovo testamento, ritraggono Gesù come un estatico saggio ribelle che predicava l’illuminazione attraverso rituali che coinvolgevano le piante magiche: “Gesù, probabilmente, acquisì il titolo di Messiah (Unto di JHWH) quando venne unto con dell’olio alla marijuana (seguendo la tradizione dettata dal Creatore a Mosè) da Giovanni Battista.”
“L’Eterno parlò ancora a Mose, dicendo:
Prenditi anche dei migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta di “kaneh bosm*”, pure duecentocinquanta di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario e un hin d’olio d’oliva.”
“Bibbia – Esodo (30):22:23:24”
”kaneh bosm” (קְנֵה בֹשֶׂם) si tratta di cannabis o marijuana.
L’ errore nella traduzione della Bibbia è che il “Kaneh bosm” viene tradotto come calamo aromatico: (Tanto piú che, il calamo aromatico “che viene dal Nord-Europa e dall’India” contiene il ß-asarone un principio attivo allucinogeno, da qualcuno considerato cancerogeno e per qualcun’altro il precursore delle trimethoxyanfetamine “metanfetamina”).
Il calamo aromatico (Acorus aromaticus), che ha effetti simili all’LSD, viene ancora oggi usato come allucinogeno nei riti delle tribu della Nuova Guinea.
Nel 1980 la Hebrew University di Israele ha confermato l’interpretazione dell’antropologa Sula Benet sul Kaneh bosm (kineboisin) come fiori di canapa (marijuana).
Secondo il famoso Rabbino Aryeh Kaplan nel “The Living Torah” (1981) una traduzione dei Cinque Libri di Mosè e del Haftarot, la cannabis era un ingrediente dell’olio per la sacra unzione, menzionato in vari testi sacri ebraici. L’erba in questione “kaneh-bosem” è piú comunemente conosciuta come marijuana e viene menzionata piú volte nel Vecchio Testamento:
(Isaia (43):24″ – Cantico dei Cantici (4):12:13:14″ – Geremia (6):20″).
A partire da Mosè, l’olio santo delle unzioni era stato usato dalla classe sacerdotale sciamanica dei Leviti per ricevere “le rivelazioni del Signore”. I prescelti venivano intrisi in questo potente olio a base di marijuana.
L’uso occasionale di cannabis viene accettato ancora oggi come uno strumento spirituale, da qualche ebreo Breslov Chassidim, soprattutto nel Purim, cosí come tra alcuni ebrei Sefarditi.
In Italia, la coltivazione di una pianta di cannabis, per scopo terapeutico, può essere punita con 6 fino a 20 anni di carcere e multe di migliaia di euro.
Mentre molti Cattolici si vantano continuamente di dare poche briciole di cibo “spesso con attaccamento” a pochi mendicanti, mentre a chi mendica libertà, comprensione o guarigione, spesso lo sbattono a marcire in una lurida prigione o nei milinari lazzaretti (lager) delle comunità di recupero!
Se Gesù fosse vissuto in questo periodo, in questa Italia e con questa ipocrisia, a causa di quello che viene affermato in precedenza e per episodi come lo scacciare i mercanti dal tempio: Verrebbe considerato un drogato, un comunista, un’anarco-insurrezionalista, probabilmente verrebbe picchiato a morte in carcere e farebbe la stessa fine di Stefano Cucchi.