Un sì che mi ha edificato

Qualche tempo fa mi è giunta una telefonata che mi ha raggelato: «Sono un ex prete». D’istinto mi venne da tradurre la frase secondo una mentalità che ora fortunatamente non si usa più. «Sono uno spretato!».

Negli ultimi decenni della mia vita sacerdotale ho incontrato più di una volta creature che han fatto questa amara esperienza, ma il rapporto, da parte mia, con queste persone, è stato sempre cordiale e fraterno. Ogni volta si è aperto un dialogo sereno e costruttivo.

Nella mia giovinezza però le cose non andavano così. Ricordo un bellissimo film che portava appunto questo titolo “Lo spretato”. Mi vengono in mente certe scene amare ed altre struggenti: l’incontro di un gruppetto di sacerdoti che avevano abbandonato, volti tristi, delusi, sofferenti, o la scena del protagonista che esce da un locale notturno sul far del mattino e incontra uno spazzino che scopa le foglie ingiallite dell’autunno: «Cosa fai?» gli chiede, e il netturbino gli risponde ovviamente: «Raccolgo i rifiuti!» e lui «Non raccogli anche rifiuti di uomo?» Egli si sentiva un rifiuto della Chiesa e forse ne aveva ben donde. Quanta tristezza! Credo che la vita di chi ha lasciato la sua vocazione e il ministero sacro sia sempre piena di nostalgia e di disagio interiore.

Il mio interlocutore mi chiedeva un alloggio; vive di lavori precari e di espedienti e non ce la fa a pagare un affitto corrente. Di primo acchito rimasi un po’ perplesso, anche perché egli non aveva l’età canonica dei 70 anni fissata per convenzione col Comune di Venezia. Chiesi consiglio a don Gianni, il nuovo giovane presidente della Fondazione. Egli attese solamente un attimo, poi soggiunse: «Io sono per il si; di certo egli ha già molto sofferto!».

Fui felice ed edificato dalla risposta di questo sacerdote che è nato nella stagione degli abbandoni di preti non sufficientemente preparati e adeguati a vivere il ministero “impossibile” del sacerdote in questo nostro tempo e in questa nostra società tanto irrequieta e per nulla disposta a dare una mano a chi è stato travolto da questo dramma. Io di certo non mi ritrovo nelle parole dell’operatore che raccoglie rifiuti di uomo, ma vorrei avere invece il volto di quel Padre meraviglioso che accoglie e fa grande festa al figlio che ritorna dopo le deludenti esperienze di chi s’era lasciato affascinare dai fuochi fatui di questo mondo.

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