Anche quest’anno, mentre il tempo passava inesorabile e le poche settimane di avvento ci conducevano al grande mistero di Dio che si mescola alle vicende e ai drammi dell’uomo, col Natale di Cristo, una volta ancora mi sono sentito avvolto da una ambascia esistenziale struggente e carica di preoccupazione.
Ho avvertito ancora una volta la preoccupazione per non essere capace di condurre la mia piccola comunità all’incontro esaltante con Dio, ma solamente di permetterle – come credo che avvenga troppo spesso ed in troppe comunità cristiane – di avviarsi con candore ed illusione, cullata dalla dolce atmosfera natalizia, ad una celebrazione, ad un rito, oppure ad un qualcosa di misterioso e di magico che al massimo può trasformare la monotonia del quotidiano in un qualcosa di appagante, ma nulla più!
Nei sermoni delle domeniche di avvento i miei tentativi maldestri e confusi di invitare all’ascolto vigile ed attivo degli inviti pressanti ed accorati di Giovanni Battista, m’è parso che cadessero nel vuoto, come per un ripetersi di parole e gesti della tradizione cristiana.
Al termine di ogni sermone, anche di quelli più felici, mi è sembrato che al massimo essi abbiano creato una certa emozione spirituale, ma non siano stati capaci di passare la meravigliosa verità che Dio è presente e lo posso incontrare nel quotidiano anche più banale e nell’uomo sempre e comunque povero e perciò dimora prediletta di Dio.
Ormai sono troppo deciso a rifiutare il misterioso e soprattutto il magico nei riti e nella festa, stimandoli solamente dei mezzi propedeutici all’incontro vitale con Colui che solo mi può salvare da una vita fatua, piccola ed insignificante. Tuttavia più in me è diventata lucida questa verità, più ho avvertito amaramente la mia inadeguatezza a portare avanti il ministero della grazia e della salvezza alla scoperta e all’incontro col Salvatore.
Qualche settimana fa ho pubblicato su “L’incontro” la preghiera del saltimbanco, che diceva pressappoco: “Signore, io sono solamente un saltimbanco, povero e ignorante, nella mia vita non ho fatto niente di importante, però ti ho sempre cercato ed amato, non rifiutarmi o Signore”. Credo che purtroppo tocchi anche a me di rivolgermi al Signore con queste parole.