“Preti di strada” e “cristiani anomali”

Un giornalista italiano, di cui purtroppo non ricordo il nome, lo scorso anno ha pubblicato un volume con un titolo un po’ provocatorio: “Preti di strada”.

Per associazione di idee, di primo acchito m’era venuto da pensare a qualcosa di poco pulito, perché il titolo si avvicinava perfino troppo ad un’altra espressione molto più conosciuta: “donne da marciapiede”. Quest’ultima espressione non induce alla stima, mentre invece la prima era una attestazione di simpatia e di ammirazione verso certi preti, un po’ fuori dagli schemi convenzionali, che si occupano in particolar modo delle “pecore perdute d’Israele” e lo fanno pure senza seguire troppo il codice di comportamento stilato per gli ecclesiastici più devoti.

Il giornalista manifestava tutta la sua stima a preti come don Ciotti, don Mazzi, don Gelmini, don Gallo e don Benzi, che si prendono cura di prostitute, drogati ed estremisti di ogni sorta. Per qualche verso mi sento anch’io un po’ “prete di strada”, anche se vivo, mi muovo e forse penso anche come un comune benpensante. Il titolo di appartenenza a questa categoria di sacerdoti “fuori serie”, e forse amato dai laici e dai non allineati da un punto di vista canonico, per me è quello di dover celebrare il commiato e presentare a nostro Signore, tanto spesso, uomini perduti, creature sbandate, cristiani non solo non praticanti, ma anche non credenti. Mi tocca sempre più spesso recuperare alla misericordia di Dio creature che ufficialmente non possono pretendere, anzi rifiutano, ogni attenzione accettabile dalla Chiesa istituzionale.

Qualche settimana fa un fratello che mi chiedeva il funerale religioso per il suo famigliare assolutamente non credente, alla mia domanda, pur rispettosa, “perché chiedesse il rito religioso per il commiato”, mi rispose un po’ imbarazzato: “per rispetto alla fede di famigliari e amici credenti”. Un po’ poco per ritenere membro della comunità cristiana un uomo che si era ben guardato dal sentirsene parte.

Poi capii che l’estinto era stato un professionista corretto, una persona che si era fatta carico, con spirito di vera abnegazione, della sua compagna di vita assolutamente bisognosa di aiuto, una persona cordiale e aperta alle amicizie e alla solidarietà. Infine conclusi che aveva onorato Dio con “preghiere e pratiche” ben più consistenti di quelle dei “credenti” di maniera e l’affidai con tanta gioia alle “braccia amorose del Padre” ed invitai i tanti amici che gremivano la chiesa ad accogliere la testimonianza e l’eredità spirituale di questo “cristiano anomalo”, checché ne possano pensare i miei confratelli molto più pii di me.

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