Basta risse, auspico una nuova stagione di dialogo pacato e costruttivo!

“Ballarò” è una rubrica condotta da un giornalista, seppur intelligente, eccessivamente fazioso e morbosamente di sinistra. “Ballarò” mi piace perché affronta sempre temi di scottante attualità e perché sempre intervengono i protagonisti delle sponde opposte, intelligenti, fini parlatori, preparati e disinibiti.

Ogni volta che mi imbatto in questa trasmissione mi pare di assistere a un duello all’arma bianca combattuto fino all’ultimo sangue. Ogni volta ho la sensazione di sentire il rumore delle sciabole che si incrociano, dei fendenti tirati con decisione per colpire mortalmente l’avversario, con colpi talvolta intelligenti e magistrali e talaltra furbi e bassi. E’ raro che gli interventi siano garbati, rispettosi, eleganti, attenti a cogliere i lati positivi del discorso dell’avversario; quasi sempre sono spietati e tesi a dare il colpo di grazia per stendere a terra il nemico.

Spesso intervengono esperti, che pur simpatizzanti dell’uno o dell’altro campo, sono i più rispettosi, ma i politici di mestiere mi appaiono quasi sempre crudeli e spietati; la provenienza e il mestiere che fanno sono quasi sempre qualificanti e ne seguono lo stile.

Qualche settimana fa l’argomento era la solita crisi economica e i rimedi da prendersi. Tra gli altri partecipava una docente universitaria, una donna capace, documentata, ricca di garbo e di signorilità, che espose le sue tesi in maniera lucida e convincente, ed un’altra signora proveniente invece dal sindacato. Quanto la prima era pacata e rispettosa, pur decisa a portare avanti le sue tesi, altrettanto la seconda mi è apparsa demagoga, faziosa, intransigente e pronta a lanciare lo slogan ad effetto.

Di certo ognuna portava un contributo e leggeva la realtà, seppur da angolature diverse, però ho avvertito una sensazione di fastidio e di rifiuto di fronte a quella rissosità e all’atteggiamento di costante polemica, che mi pare siano il peccato originale del sindacato.

San Francesco di Sales afferma che “la verità che non passa attraverso la carità finisce per non essere neppure verità”. E’ tempo che in Italia si apra una stagione ecumenica di dialogo pacato, costruttivo e rispettoso, se vogliamo aprire una stagione nuova in cui ognuno concorra positivamente al bene comune.

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