“Le chiavi pesanti” del Papa

Qualche settimana fa ho visto in televisione il Santo Padre che ha avuto bisogno di una specie di passeggino su ruote per percorrere un paio di centinaia di metri nella basilica di San Pietro e nella piazza antistante. Il portavoce del Vaticano, con la consueta solerzia ed ipocrisia curiale, si è preoccupato di affermare che il Papa sta bene; dobbiamo quindi pensare che hanno costruito quell’attrezzo perché sta “troppo bene!”

Il Papa è vecchio, il Papa è stanco, la sua voce diventa sempre più flebile, tanto che quando lancia un monito, una condanna, sembra che pronunci una supplica!

Tanti anni fa ho letto una bellissima ed accorata biografia del giornalista Agasso su Paolo VI, il grande Papa che si portò nel cuore e sul volto l’angoscia e la sofferenza del mondo intero. Il volume che mi ha fatto versare calde lacrime di comprensione, di compassione e di amore nei riguardi di quel pontefice dalla mente onesta e lungimirante, ma dalla voce fessa, si intitolava “Le chiavi pesanti”. Credo che anche per il nostro papa Benedetto le chiavi di San Pietro diventino ogni giorno sempre più pesanti, tanto che pare che lo stiano schiacciando. Povero Papa, vecchio e stanco!

Papa Paolo VI fu un grandissimo Papa che seppe condurre la vecchia Chiesa, ingessata nello spirito e nello stile dell’ottocento, verso il giorno nuovo e a lui toccò la sorte di succedere a papa Giovanni XXIII, tanto amato e tanto popolare, il quale aveva fatto saltare il tappo, ma aveva però pure lasciato al suo austero successore una Chiesa in pieno guado tra una sponda da cui s’era staccata e l’altra verso cui stava tendendo.

A papa Ratzinger toccò pressappoco la stessa fatica, avendo dovuto succedere a papa Giovanni Paolo II, il condottiero indomito ed audace, l’attore capace di galvanizzare le folle e far sognare la Terra promessa ai popoli.

Sulle spalle curve e stanche del nostro Papa tedesco, fine teologo ed interprete acuto dei mali della Chiesa e del mondo, pesa tutta l’irrequietezza di un popolo di Dio che pare temere ancora un dialogo franco col mondo moderno e forse ancora non totalmente cosciente d’avere un messaggio che risponde pienamente alle attese degli uomini d’oggi.

Povero Papa, solo e affaticato, che sembra incerto se ritirarsi a pregare il buon Dio suonando il piano ed approfondendo la scienza di Dio, o continuare la sua via crucis in solitudine, forse non compreso e non amato quanto meriterebbe, anche dagli stessi membri della Chiesa di cui è capo e pastore.

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