Prima nel paradiso terrestre delle Cinque Terre – quella riviera incantata in cui la montagna sembra abbracciare il mare, quella che una decina di anni fa ho visitato con gli anziani di Carpenedo – e poi a Genova, la città che vive sul mare, s’è scatenato il “diluvio universale”.
Ora che il mondo s’è fatto piccolo ed è diventato il villaggio in cui le case sono accostate le une alle altre ed in cui ognuno sa tutto dell’altro e partecipa, anche emotivamente, a ciò che tocca al vicino, siamo tutti coinvolti dal dramma del “diluvio” che ha colpito la Riviera di ponente. Abbiamo visto le scene raccapriccianti, la potenza rabbiosa e distruttiva dell’acqua che si è ribellata all’egoismo e alle forzature dello sfruttamento del suolo.
Di fronte allo spettacolo infernale, credo che tutti siamo rimasti attoniti e sgomenti, avvertendo finalmente tutta la nostra fragilità ed impotenza di fronte alla forza della natura.
Questo inferno dantesco ha colpito spesso il nostro meridione, lo scorso anno il nostro Veneto, ora la Liguria, ma nonostante questi “segni dei tempi”, come li chiamerebbe papa Roncalli, pare che non abbiamo ancora capito la lezione e continuiamo ad essere egoisti, arroganti, illusi d’essere riusciti a sederci nel trono di Dio attraverso le scoperte scientifiche, la violenza sulla natura, le manipolazioni genetiche e tutte le diavolerie dell’uomo moderno, montato, illuso e sapientone.
Io sono troppo piccolo e modesto per comprendere il senso di questi segni, che penso debbano essere moniti a rispettare il progetto di Dio sulla terra e sull’uomo.
Ho letto un tempo una massima che mi aiuta un po’ ad inquadrare questi eventi: “Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, ma la natura mai”. L’uomo si autocondanna alla sofferenza e alla morte ogniqualvolta si illude di manipolare e storpiare il progetto di Dio. I disastri del diluvio di Genova e della splendida Riviera di ponente sono sotto gli occhi di tutti!
Ora opinione pubblica e magistratura cercheranno inutilmente i colpevoli, mentre siamo tutti colpevoli perché non ci fidiamo della sapienza di Dio e vogliamo far di testa nostra.