Bene fanno i radicali a protestare per le carceri!

La signora Laura, che non soltanto inserisce nel computer le mie riflessioni appassionate ma vagabonde, ma è pure la coscienza critica della grammatica e della sintassi dei miei periodi aggrovigliati ed infiniti (tanto che penso che solamente san Paolo usi nelle sue lettere uno stile altrettanto e forse più contorto), mi ripete con amabilità e dolcezza che arrischio di essere spesso ripetitivo. Tutto questo è vero, anzi verissimo. Ciò è dovuto al fatto che il mio patrimonio di pensiero personale e di cultura è povero e limitato, ma anche al fatto che sono talmente convinto ed innamorato di alcune idee portanti della mia visione della vita, le vedo così poco condivise e ho coscienza dell’estrema difficoltà di passarle, che mi trovo quasi costretto a ritornarvi sopra e a ribadirle, battendo spesso sugli stessi “chiodi”.

Una delle sentenze che ai tempi del liceo i nostri professori tentavano di passare a noi studenti, poco amanti del sapere, era questa: “repetita iuvant”, il pensiero ripetuto finisce per entrare nella coscienza e perciò giova alla saggezza. Sentenza che noi, dissacratori del sapere, storpiavamo aggiungendo, in un latino maccheronico, “sed stufant”, ma finiscono per stancare!

Con questa premessa e con questa tentata giustificazione, sento il bisogno di ribadire la mia ammirazione per l’appassionata ed ammirevole campagna dei radicali, e in particolare di Marco Pannella, nel denunciare l’ignominia del nostro Stato che permette l’obbrobrio di centinaia di migliaia, e forse di milioni, di pratiche giudiziarie inevase e giacenti negli sgangherati archivi dei tribunali, e l’altra, ancora peggiore, delle carceri sovraffollate, disumane, che riescono ad ottenere l’esatto contrario di quello dichiarato: la redenzione del colpevole.

Io non sono in grado di affermare di chi è la colpa, chi deve intervenire, però sono ben consapevole che questa è una barbarie, una colpa sociale ed un peccato imperdonabile. Perciò Pannella e la sua sparuta squadretta di fanatici – anticlericali finché si vuole – hanno il merito di denunciare in maniera appassionata questo imperdonabile degrado sociale, di farlo insistentemente, con ogni mezzo, anche a prezzo di un isolamento politico e di un pericolo per la propria vita – vedi i digiuni prolungati di Pannella.

Una volta ancora mi rendo conto che le vie che portano al Regno sono infinite e che quasi certamente i radicali cantano la gloria di Dio e si “guadagnano il Paradiso” attraverso le loro denunce e le loro “penitenze”!

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