Il passato insegna: quando servono, bisogna accettare anche le medicine amare!

Nota della Redazione: questa rifllessione di don Armando, come tutti le altre che pubblichiamo qui e su “L’Incontro”, risale a un paio di mesi fa, anche se nomi a parte, appare estremamente attuale.

Mia mamma era piuttosto empirica nel curare la sua numerosa nidiata di sette figli. In cucina c’era un vecchio cantonale dipinto di marron che fungeva da ambulatorio e da farmacia familiare. Dentro ci metteva l’olio di ricino che lei usava senza risparmio e che riteneva efficace per quasi tutte le “malattie”, qualche vasetto di pomata, e il “santonico” (a quel tempo lo si chiamava così), che credo fosse un infuso per il mal di pancia, e infine “lo spirito”, ossia la boccetta dell’alcool.

Nessuna di queste medicine ci era assolutamente gradita, ma la mamma sentenziava, con la sicurezza di un cattedratico che “le medicine quanto più sono cattive, tanto più fanno bene!”. Con questa dottrina ci ha curato tutti e sette e con efficacia perché da me, che sono il primo ed ho quasi ottantatrè anni, al più piccolo che è don Roberto e ne ha più di sessanta, siamo tutti vivi e vegeti.

Mamma mia era una donna autorevole, sicura di sé, per cui non si discuteva sulle sue diagnosi e sulle terapie con cui ci ha curato tutti e sette.

Ho pensato spesso a mia madre e ai suoi rimedi sanitari in quest’ultimo tempo in cui la nostra società ha mal di pancia, di testa e un’infinità di altri malanni. Se mia madre avesse perso tempo ad ascoltare le nostre lagne e le nostre bizze per non ingoiare l’olio di ricino o per farsi disinfettare le sbucciature delle ginocchia con “lo spirito”, credo che saremmo morti da tempo.

Qualche volta mi verrebbe la voglia di telefonare a Napolitano o a Berlusconi, al presidente della Camera o del Senato e dir loro: «E’ inutile e stupido che ascoltiate tutte le lamentele e le insofferenze dei parlamentari, dei sindacati, della Confindustria o dell’artigianato, perché le medicine che fanno bene sono sempre amare, l’Italia ha bisogno di sobrietà, di severità, di impegno sul lavoro, di meno lussi, di meno vacanze e di meno sprechi. Poi ha bisogno che la gente che ha il compito di comandare, comandi, senza farsi turbare dalle critiche, dalle chiacchiere e dalle illusioni di chi non ha responsabilità.

Questi sono i due rimedi infallibili: olio di ricino e alcool!

Io nel passato mi sono sempre rifatto alla dottrina di mia madre e la mia parrocchia è diventata una delle più ricche e delle più efficienti ed ora è la stessa cosa per il “don Vecchi”.

Il mio vecchio parroco sentenziava: “Chi è in mare naviga e chi è in terra critica!” Non si può navigare, ma si deve navigare! Ed oggi è possibile come sempre!

Una risposta a “Il passato insegna: quando servono, bisogna accettare anche le medicine amare!”

  1. sono d’accordo su berlusconi e compagnia (brutta). cercavo qualche notizia in più sul santonico.Stefano

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