Per me, come deve essere per ogni cristiano, il Papa è il Papa, il successore di san Pietro e il rappresentante di Gesù in Terra. Questo vale per Papa Giovanni XXIII, per Papa Celestino quinto, per Papa Pio dodicesimo, come per Papa Borgia. Il Papa rappresenta Cristo, indipendentemente dalla sua santità o dalle sue doti personali.
Appena ieri ho confessato la mia profonda ammirazione e il fascino che ha esercitato nel mio spirito Papa Wojtyla per il suo charme fisico e spirituale, per il suo coraggio di sfidare il mondo e mantenere ben saldo il timone della Chiesa, nonostante questo mare insidioso che è il mondo attuale.
Papa Benedetto XVI, Papa Ratzinger, da un punto di vista umano mi piace molto meno; quella sua persona fragile, la voce fioca e stridula, quel suo italiano un po’ stentato, mi esaltano meno, però anche il nostro papa teologo e tedesco è il Papa in cui vedo il volto, il cuore e la parola di Cristo e, man mano che passa il tempo, anche da un punto di vista umano, sempre più l’apprezzo, sento nei suoi riguardi tenerezza ed amore veramente filiale. La sua umiltà, il suo domandare perdono per i peccati della Chiesa, le sue denunce per la fragilità del pensiero oggi corrente, la sua ammissione costante delle difficoltà e dei limiti della Chiesa di cui è capo, me lo rendono sempre più caro.
Papa Ratzinger non ha il fascino della persona, della voce, del coraggio di sfidare il mondo, però è impegnato a salvare la Chiesa e il mondo mediante la sua denuncia umile e dimessa, ma costante e lucida.
Ho particolarmente ammirato il nostro Papa nel suo ultimo viaggio nella sua terra e soprattutto nella terra di Martin Lutero, del quale ha colto il desiderio e il tentativo di purificare e salvare la Chiesa del suo tempo, che non era di certo meno irrequieta ed incoerente di quella dei nostri giorni. Mi ha toccato particolarmente quando ha affermato, in terra tedesca, dove la secolarizzazione e la diserzione religiosa è grave, che non è il numero dei cristiani che ci deve interessare, ma la qualità e la coerenza con l’insegnamento di Gesù.
L’ho ammirato quando poi ha condannato, pur con voce pacata, la pompa, le strutture appariscenti, il ritualismo, per invocare il ritorno alla sobrietà e alla povertà evangelica.
I Papi sono anch’essi strumenti nelle mani di Dio, il quale talvolta adopera la carezza e talvolta l’asprezza, ma sempre raggiunge il suo scopo, qualsiasi sia lo strumento che sceglie di adoperare.