Qualche settimana fa due vecchi parrocchiani, che avevo sposato una quarantina di anni fa, e forse più, mi hanno chiesto di sposare la loro figliola nella chiesa di San Moisè a Venezia.
Ricordavo questa chiesa ai tempi del seminario, quando per andare a servire le funzioni religiose a San Marco, noi seminaristi partivamo dalla Salute, passavamo il ponte dell’Accademia per giungere finalmente a San Marco. A quei tempi non ci si poteva neppure permettere il lusso di passare il traghetto con la gondola. Passavamo davanti alla chiesa di San Moisè, un esempio peculiare non solo del barocco, ma del rococò più spinto. La facciata sembrava un traforo di statue, capitelli, decorazioni floreali, veramente un vespaio di marmo annerito dalle nebbie della laguna e dal guano dei colombi della vicina piazza San Marco.
Alcuni anni fa, fortunatamente, un ente di una nazione europea ha “adottato la chiesa” e con una operazione minuziosa di maquillage ne ha fatto una trina, un merletto quanto mai armonioso e piacevole.
Attualmente la vecchia parrocchia fa parte dell’unità pastorale con San Salvador, San Marco, San Luca, e perciò è parte integrante di questo piccolo consorzio di parrocchie e vi celebra un prete impegnato al Marciam.
Quello però che mi ha favorevolmente impressionato è stata la pulizia, l’ordine e il buon gusto con cui è tenuta la chiesa, ma soprattutto mi ha colpito un giovane accolito, che di professione fa il caposala in un reparto dell’ospedale San Giovanni e Paolo e che, pur abitando a Mogliano, cura la chiesa e i riti come ne fosse il primo responsabile. La cordialità, la convinzione, la competenza e lo spirito di servizio di questo giovane accolito, mi hanno veramente edificato.
Mentre sono rimasto negativamente colpito dalla confidenza che questo credente mi ha fatto in maniera totalmente innocente. Mi riferiva che un cardinale di Santa Romana Chiesa, quando veniva a Venezia, era solito alloggiare al Bauer, uno dei più costosi alberghi della città, che ha la porta nel campiello di San Moisè e, quando era libero, andava a suonare l’organo della chiesa vicina.
La chiesa ha un volto composto da tessere di svariati colori: c’è quella bella e bianca del giovane accolito e quella piuttosto grigia del cardinale del Bauer. Per fortuna il nero mette in risalto il bianco!