Una carezza su un passato comune non sempre facile

Una persona mi aveva chiesto se poteva incontrarmi al “don Vecchi”. Al telefono mi aveva detto il suo nome e mi trattò in maniera confidenziale. Ma, un po’ perché ho poca familiarità col telefonino ed un po’ perché l’età ha logorato anche il mio udito, non riuscii ad inquadrare la persona. Quando ormai al “don Vecchi” non sapevo chi stavo attendendo e, mentre aspettavo, lavoricchiavo su “L’incontro”, qualcuno bussò alla porta; con sorpresa, incontrai uno dei primi cappellani che avevo avuto a Carpenedo.

Io sono arrivato in parrocchia in tempi cruciali, nel 1971, quando la coda della contestazione sferzava duramente la struttura e la mentalità della vecchia parrocchia di Carpenedo, che era vissuta per secoli sonnacchiosa e tranquilla, vicina, ma separata, da Mestre. Per conoscere il clima, basti sapere che il giorno dopo la mia entrata ufficiale, un gruppo di giovani venne in delegazione a chiedermi di sostituire la messa domenicale delle dieci con un’assemblea pubblica.

Fu dura, molto dura, anche perché i miei giovani cappellani tutto sommato non potevano che simpatizzare con i giovani della parrocchia. Io poi ero prevenuto, comunque sono stato sempre un resistente per natura. Ebbi la meglio, ma non senza ferite da ambo le parti.

Stamattina, incontrando il “giovane” cappellano con barba e capelli bianchi, che era venuto ad offrirmi venti azioni per il “don Vecchi” di Campalto, ho avuto l’impressione che l’età e la vita abbiano livellato e coperto ogni crepa e che gli ideali comuni abbiano ristabilito una comunione completa.

Sono stato molto felice di questo incontro e sono riconoscente a questo vecchio collaboratore che, seppure con stile e strade diverse, ha speso la sua vita per la Casa comune. Il tempo risana le vecchie ferite e quando c’è onestà di intenti e spirito di servizio si arriva sempre a comprenderci.

La visita di questo monsignore – perché il mio collaboratore, che ha fatto più carriera di me, è monsignore – l’ho colta come un dono ed una carezza su un passato non privo di difficoltà provocate dagli eventi ma anche dalla mia intransigenza.

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