Io non ho mai creduto a quelle catechesi nelle quali un gruppetto di superpraticanti s’incontrano ad ogni pié sospinto per dirsi sempre le solite cose e per scambiarsi discorsi scontati e poco esaltanti. In realtà non mi sono neanche mai dato troppo da fare per mantenere in essere un apparato formale voluto da chi vive lontano dalla gente. Ho invece sempre tentato di incontrare gli uomini ove li potevo trovare, di fare i discorsi che essi potevano capire e di trattare le verità che a loro potevano interessare. In una parola ho sempre abbandonato una pastorale artificiosa ed aristocratica favorendo una fede ed una religiosità popolare.
A dire la verità mi sono sempre trovato bene e nella mia parrocchia di un tempo ho avuto la conferma di muovere le pedine giuste quando, nel sondaggio promosso dal Patriarca Scola, per verificare la frequenza al precetto festivo nelle varie comunità della diocesi, la mia parrocchia ha registrato uno degli indici di frequenza tra i più alti. E’ risultato che ben il 42% dei fedeli alla domenica frequentava la messa.
Ho cercato di parlare alla mia gente della fede di Dio e dell’amore al prossimo quando li potevo incontrare: alla messa festiva, durante i matrimoni, ai funerali. Ho dedicato meno tempo possibile ai pochi eletti e il più possibile, non dico ai lontani, ma agli uomini, quelli senza aggettivi qualificanti.
Ho usato tutti i mezzi a mia disposizione per tenere aperto costantemente un dialogo fraterno, tramite la visita annuale a tutte le famiglie e il settimanale che informava in maniera dettagliata sulla vita parrocchiale, con una descrizione attenta dei problemi aperti, in maniera che tutti ne fossero partecipi. Ho promosso la musica, l’arte, la ricreazione e l’associazionismo giovanile e dei ragazzi, una rete di servizi a favore degli anziani, dei poveri, degli ammalati, ho dato vita ad una serie di strutture per le vacanze e per la residenzialità e la vita degli anziani.
Non tutti i parrocchiani partecipavano agli incontri e alle iniziative, però tutti le conoscevano e tutti erano coinvolti e ne erano idealmente partecipi.
Ho tentato in tutti i modi di promuovere un sano umanesimo cristiano che desse risposte globali alle attese e alle problematiche esistenziali di tutti.
La comunità che ho sempre tentato di promuovere e che forse qualcuno ha pensato che si rifacesse alla cristianità di Costantino, non era una accolita di eletti, ma una famiglia di uomini e di donne vere che tentavano di vivere al meglio.