Dietro ogni volto c’è una vita, una storia con i suoi successi e le sue sconfitte. Dietro il volto di un anziano c’è un passato ancora più vasto.
Io conosco appena il volto e il nome dei miei coinquilini residenti al “don Vecchi”, non certamente le loro storie e l’impressione che ne ricevo è solamente quella che appare dai loro capelli bianchi e dai loro volti ricchi di rughe. Però so da sempre che la nostra vita di oggi è la risultante dell’educazione e delle vicende del nostro passato.
Talvolta, partendo dall’oggi, mi viene l’istinto di indagare, o meglio di fantasticare sul passato della gente che vive con me. Ci sono persone che fin dal primo ingresso si mettono a disposizione e si danno da fare, probabilmente capendo che la vita e il benessere della comunità dipende dall’impegno e dalla collaborazione di ognuno. Ci sono altri che, pacificamente, danno per scontato che il “quasi Paradiso” che hanno scoperto e in cui sono entrati, senza merito alcuno, sia quasi un albero selvatico nato per caso nel terreno di nessuno e i cui frutti ognuno ha diritto di cogliere senza dover chiedere permesso e ringraziare alcuno.
Ci sono altri ancora che perfino accampano diritti fasulli e si pongono in posizione critica per ogni cosa che non risponde ai loro desideri. Altri ancora che vivono da stranieri, per nulla preoccupati del bene comune, del tutto impegnati a fare i fatti loro e infine altri che han ricevuto un benservito assai disinvolto dai loro figli e poi spendono ogni risorsa ed ogni tempo per continuare a servirli, trascurando in maniera spesso assoluta la comunità in cui hanno trovato rifugio e che altri mantengono in vita.
Io avevo sognato, avevo sperato, avevo tentato di farne una “famiglia felice” di amici e di fratelli, ma ogni giorno di più mi accorgo che questa era un’utopia e, come tutte le utopie, costituisce un obiettivo ed una speranza ideale a cui tendere, ma che realisticamente non possiamo pretendere che si realizzi, almeno in tempi brevi e compiutamente.
Sono rassegnato? Ancora no, ma dovrò rassegnarmi!
Questa analisi un po’ deludente e amara, quando la applico alla nazione, all’Italia, mi fa compatire i suoi governanti, perché anche quando essi fossero retti e capaci di governare gli uomini, senza usare la forza e la costrizione, il loro compito è così arduo se non impossibile. Comunque vale la pena tentare.