Non posso non seguire le vicende della Chiesa veneziana che sta vivendo il travaglio della transizione tra il vecchio Patriarca Scola, che ci lascia per una sede più prestigiosa, e quello che è ancora “in pectore” del Vaticano.
Io mi illudevo che il codice di diritto canonico fosse un retaggio del passato e che ormai rimanesse, come lo studio del latino, il quale aiuta a sviluppare l’intelligenza, a far scoprire le nostre radici e ad offrire i criteri portanti del buon vivere. Invece no!
In questi giorni ho scoperto che questo diritto canonico stabilisce procedure precise, nel nostro caso per il trapasso dei poteri, e che i vertici sembra che applichino con rigore queste procedure e soprattutto ci credano, osservandole come precetti, che pur essendo di un rango un po’ più sotto dei comandamenti, debbano essere osservati con fedeltà e rigore.
Per me, che in questo campo sono “un libero pensatore”, la cosa ha destato un po’ di sorpresa e di meraviglia. Io di solito vado al sodo, poco preoccupato delle procedure, verso cui non nutro gran fiducia o meno riverenza. Infatti, anche per quanto riguarda il codice civile e penale rimango un po’ indifferente e sospettoso e spesso dissenziente, e talora perfino schifato dalle procedure lunghe, formali e soprattutto poco concludenti.
Il mio recente impatto col diritto canonico mi ha spinto a delle considerazioni ulteriori, che forse hanno poco a che fare con questi discorsi, ma che riguardano più a fondo la mia fede e il mio modo di stare nella Chiesa. Ho la sensazione che l’apparato ecclesiastico, regolato da un’infinità di canoni e uffici, che è il supporto e lo strumento mediante il quale la religione passa il messaggio e i valori evangelici, sia quanto mai macchinoso ed eccessivamente pesante.
Questi ingranaggi ecclesiali, che per certuni sono quasi la spina dorsale della Chiesa, io li guardo con gli occhi del giovane David quando gli hanno proposto un’armatura pesante ed ingombrante per affrontare il gigante Golia. Anch’io preferisco “la fionda e i ciottoli di fiume”. Perfino il Papa, che è il capo della “burocrazia vaticana”, recentemente, parlando del Web, ha affermato che è ancora la testimonianza personale lo strumento principe per trasmettere la fede.
Sto pensando che l’organizzazione attuale – dicasteri, curie, uffici, commissioni, e quant’altro – che assorbono tanto personale e denaro, avrebbero bisogno di una rinfrescata, di una bella potatura e una mano di bianco per far emergere più evidenti la fede l’insegnamento di Gesù, il quale fu abbastanza essenziale quando strutturò il germe della Chiesa universale. Un dato m’è certo: non avrei mai speso tre-quattro anni della mia vita per laurearmi in diritto canonico!