Ho “incontrato” anni fa un autore, di cui non ho mai conosciuto il nome, ma di cui ricordo lo pseudonimo un po’ particolare con cui si firmava, “Pittigrilli”.
Di questo scrittore ho letto “Uomini incontro a Cristo” di Genovese della Pro Civitate di Assisi. Il volume è un’antologia di una quarantina di testimonianze di persone, appartenenti ad ogni ceto sociale, che raccontano l’itinerario personale che li ha condotti alla fede.
Pittigrilli era uno di questi. Io lo ricordo per due motivi. Il primo, fondamentale: perché confessava che egli era giunto alla fede per una strada insolita, lo spiritismo. Il secondo, per una sua immagine che mi ha particolarmente colpito e che mi spinge ora alla denuncia che intendo fare e che assomiglia ad una puntura di spillo che fa scoppiare il pallone iridato che fa fin troppa bella figura di sé in un cielo terso.
Afferma Pittigrilli che ci sono certe parole magiche che ritornano di frequente, altisonanti e perentorie, quali; libertà, giustizia, solidarietà, democrazia, ecc., che in realtà sono dei paraventi dietro cui si nasconde la peggior spazzatura napoletana.
Mi fermo al termine “democrazia”, abusato specie dalla sinistra, ma non solo da essa.
Esempio: Napolitano sembra aver il mal di pancia per la democrazia nei Paesi dell’Africa settentrionale, proprio lui che ha plaudito i carri armati russi che hanno soffocato la primavera di Praga e l’insurrezione ungherese. Se c’è uno che non può parlare di democrazia, questo è proprio lui, perché poi anche oggi non può non sapere delle tresche che ci sono per appropriarsi del petrolio della Libia. Non so proprio quanto la povera gente di Tripoli gradisca che le bombe che sventrano le loro case giungano da chi vuole la democrazia.
Secondo esempio: l’altro ieri il referendum sull’acqua che ha raggiunto il quorum e tutti hanno affermato che il popolo sovrano s’è finalmente espresso in maniera democratica, mentre tutti costoro dovrebbero ricordare che in un precedente referendum lo stesso popolo sovrano aveva già bocciato il finanziamento dei partiti, mentre tutti, proprio tutti se ne sono strafregati altamente della risposta “democratica”.
Credo che neppure oggi quei milioni di italiani che campano con quattrocentottanta euro al mese siano interessati alla democrazia dei furbi.
Sono giunto alla conclusione che dovremmo pensarci mille volte prima di adoperare “queste parole magiche” e dovremmo arrossire quando sono usate come paravento di inganno e di sporcizia interiore.