“Un eremo non è un guscio di lumaca”

Un’alunna degli anni verdi della mia vita di prete, qualche tempo fa è venuta a farmi visita nel mio piccolo alloggio del “don Vecchi”. Questa cara “ragazza”, conosciuta sui banchi di scuola, ha sposato un medico tedesco ed abita in Germania, a Bonn, ha due figlie ed è ormai una nonna in pensione. E’ venuta perché conserva un bel ricordo del suo vecchio insegnante con il quale ha mantenuto un rapporto ancora vivo leggendo ogni settimana “L’incontro” su Internet.

Venendo quest’ultima volta, m’ha chiesto un piacere per la sua vecchia mamma che vive sola a Mestre e, come sempre, mi ha fatto un regalino. Evidentemente conosce i miei gusti ed ha quindi scelto in libreria due volumi della Einaudi, dicendomi che temendo che almeno uno l’avessi già letto, avrei potuto tenere l’altro. Era vero: “Il pane di ieri” di Enzo Bianchi, della comunità di Bose, l’avevo già letto. Quel volume è ricco di poesia, di spiritualità e di calda umanità. Il volume di padre Bianchi è veramente bello e m’ha fatto bene perché ho compreso da esso che “l’uomo di Dio” non è uno che si estranea da questo mondo e che non possa godere delle cose buone, anzi egli coglie con più intensità la poesia della vita e del quotidiano.

Ho tenuto quindi il volume alternativo: “Un eremo non è un guscio di lumaca” di Adriana Zarri. In questo volume la “teologa”, spesso critica e dissenziente dalle tesi ufficiali della Chiesa, racconta la sua scelta di vivere una vita eremitica “sui generis” in una vecchia cascina abbandonata, “Il molinasso”, sule colline piemontesi.

La Zarri, che è certamente una donna di fede, ma libera, anticonformista, attenta a cogliere gli aspetti positivi della cultura e dei movimenti del laicismo italiano, racconta il suo quotidiano con grande semplicità, ma con la sensibilità di un’intellettuale intelligente e di giornalista che conosce il mestiere dello scrivere.

La mia lettura procede lenta, ma con profitto. Mi interessa quanto mai questa religiosità o questo misticismo fuori delle righe della tradizione e del diritto canonico, perché confrontando la mia vita di oggi che passa dalla “celletta” dell’abitazione al tempio tra i cipressi, con un po’ di ascetismo potrei aspirare anch’io ad essere un eremita del nostro tempo.

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