Diario di uno speciale mattino qualunque

Il tempo delle mie elementari risale agli inizi del secolo scorso. La didattica d’allora era, per certi aspetti, diversa da quella d’oggi; allora si cominciava con le aste, ora si legge dopo un mese di scuola. Per la pedagogia le cose andavano meglio: oggi il maestro, se è bravo, istruisce, allora educava, passava valori ed insegnava a vivere. Questa non è differenza di poco conto.

In classe ai miei tempi si faceva lettura, dettato, aritmetica e storia e le lezioni per casa andavano dal tema al problema, o più facilmente al diario. Ricordo come la maestra insisteva perché in questo diario non “snocciolassimo” le solite notizie monotone e ripetitive che contrassegnavano le nostre giornate sempre uguali, ma ci mettessimo un po’ di brio e di novità, almeno nel formulare e nel descrivere ciò che era accaduto.

Questa sera mi ritrovo a domandarmi: “Se qualcuno mi chiedesse il diario di questo giorno che sto chiudendo, mentre mi preparo per la notte, che cosa potrei scrivere di interessante?” Di fronte a questa domanda vedo, come in una carrellata rapida, il susseguirsi di accadimenti per nulla eccezionali, anzi monotoni ed abitudinari, però quanto mai interessanti, ricchi di problematiche, di prospettive che interpellano la mia coscienza e che mi caricano di responsabilità.

Mi piacerebbe, o meglio sarei molto curioso ed interessato, sapere come potrei riferire ciò che è passato sotto i miei occhi, dentro la mia testa e la mia coscienza in questo giorno, tra i tanti, tutti uguali, della mia vita. Oggi ogni gesto, ogni pensiero, ogni avvenimento mi colpisce e mi fa pensare, mi pone domande, mi indica prospettive, nulla mi pare banale e scontato. Credo che la mia vecchia maestra leggerebbe alla classe il mio diario perché sarebbe quanto mai originale, inaspettato, interessante, spero che mi darebbe come voto un 9 o un 10.

Mi fermo al risveglio, perché se dovessi continuare, riempirei tutte le pagine che mi sono state destinate per tutto il 2011. La sveglia è suonata come sempre alle 5,30 proprio nel momento in cui più volentieri avrei dormito. La suora è entrata nel mio appartamentino dolce e leggera ed ha alzato le tapparelle lievemente perché non mi svegliassi di soprassalto e qui cominciano le considerazioni: quanti sono gli anziani che hanno il privilegio di avere una mano amica ed un cuore caldo che si preoccupi perché aprano nelle condizioni migliori la nuova giornata?

«Com’è andata questa notte?» «Bene! Ho finalmente provato l’ebbrezza di non sentirmi in gabbia e mi sono mosso liberamente senza avvertire le stilettate acute di dolore. Finalmente ho ritrovato una libertà di muovermi che da un mese non avevo più!».

Non so cosa avverrà quando metterò i piedi a terra, ma l’essermi potuto muovere quasi a piacimento in letto durante la notte è stato un miracolo, una grazia ed un dono grande di Dio, per cui, appena aperti gli occhi, ho detto di gran cuore “Grazie o mio Signore!”

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