Ci sono degli analisti superesperti che studiano il comportamento dell’uomo d’oggi. Nel mio curiosare sulla stampa, mi capita abbastanza di frequente, di imbattermi in studi, inchieste, tavole rotonde o seminari di studio sul modo di concepire il comportamento morale dell’uomo della nostra società.
Io leggo con attenzione questi studi sofisticati che passano sopra i miei capelli bianchi, ma sui quali non sono in grado di prendere posizione perché non riesco a dare un giudizio motivato e convinto. Anch’io però ho modo di notare gli aspetti più macroscopici del comportamento dell’uomo e soprattutto di chi si dice cristiano oggi. Ad esempio oggi ben difficilmente incontro persone che si pongano le grandi domande che a mio giudizio dovrebbero stare alla base del nostro vivere: “Da dove vengo, che cosa ci sto a fare al mondo, dove vado?”.
Mi pare che, generalmente, si viva alla giornata, rassegnati a prendere quello che capita e preoccupati di evitare il peggio! Oggi ben di rado avverto che la gente abbia una coscienza morale, ossia non riesca o non sia preoccupata di non aver capacità di distinguere il bene dal male.
Per moltissimi il male è solamente quello che fa soffrire o che, semplicemente, disturba. Forse è per questo motivo che i confessionali fanno le ragnatele, perché i fedeli non sanno più di che confessarsi. Oggi il dichiararsi credente pare sia un’affermazione determinata dalla tradizione della famiglia o dal non voler far fatica a motivare la propria fede o la propria incredulità. Oggi sembra che fede e morale siano quasi due rotaie che procedono all’infinito camminando ognuna per suo conto senza interferenze e senza incontrarsi mai.
Qualche domenica fa ho tentato di sottolineare ai miei fratelli di fede che celebrano con me l’Eucaristia, la frase precisa di Gesù: “chi mi ama, osserva i miei comandamenti”. Il connubio tra fede e scelte quotidiane a livello esistenziale deve essere come quello tra due fratelli siamesi. La fede che non influenzi la vita è solamente una pia illusione o un’affermazione di comodo, perché essa deve essere l’ago della bussola che indica il nord per ogni comportamento umano che abbraccia economia, politica, rapporti interpersonali, sentimenti, costume di vivere.
Ogni giorno di più mi accorgo che passare questa verità del Vangelo è quanto mai difficile, perché costringe ad andar controcorrente, ma d’altronde il nord è sempre dalla parte che il Vangelo indica.