Qualche settimana fa ho pubblicato su “L’incontro” questo trafiletto che riporto di nuovo, perché traduce esattamente il mio pensiero e le mie preoccupazioni:
IL LAMENTO DEL GIOVANE PROFUGO
Ero povero, non avevo un tetto, non avevo affetto, non avevo scuola, non avevo pane. Ho dormito sui tuoi marciapiedi, come un animale. Ho sofferto la violenza della tua polizia. Ho conosciuto l’ingiustizia della tua giustizia. Sono sopravvissuto all’insufficienza della tua carità. Ho chiesto aiuto, mi hai dato disprezzo. Ho chiesto rispetto, mi hai offerto omissione. Se un giorno qualcuno più competente di te saprà guidarmi per sentieri storti e al posto d’un libro metterà un revolver nella mia mano, invece di un pallone mi darà un barattolo di colla da fiutare, invece dell’amore mi insegnerà l’odio come la soluzione. ALLORA se ci incontreremo in qualche posto probabilmente ti assalirò, probabilmente ti aggredirò, probabilmente ti ucciderò: MA NON RECLAMARE: quando io ancora non sapevo odiare tu non mi hai dato motivi per amarti.
Come si può lamentare della gramigna la mano irresponsabile che l’ha seminata? p. Savio Corinaldesi
Il giorno dopo l’uscita de “L’incontro”, quando di buon mattino ho aperto, come sempre, la chiesa, ho trovato sotto il tabernacolo una busta con questa lettera che trascrivo.
Molto stimato don Armando,
fa riflettere il lamento di padre Corinaldesi, ove ci sono quasi dieci comandamenti a favore del malcapitato clandestino che laggiù era senza casa, senza lavoro. Però, secondo i giornali, alcuni hanno pagato anche 5000 euro per venire in Italia, clandestini senza lavoro, per dormire sui marciapiedi, come dice padre Savio. E’ tutta colpa nostra? Chissà se avete un po’ di spazio per la cronaca del Gazzettino del 5 giugno 2011 a pag. XVI, che riporta la cronaca di una seconda rapina a una signora di 67 anni di Favaro Veneto. Come da essa detto, con accento straniero.
Credo che chi legge “L’incontro” le sarebbe grato. Con stima,
Olivo
Mestre 5.6.11
Dato che mi trovavo solo soletto in chiesa accanto alla lampada rossa che testimonia la presenza di Cristo, di primo acchito m’è venuto da dire a Gesù: «Rispondi tu al signor Olivo, che certamente è un tuo discepolo», ma poi ho pensato che Cristo è troppo buono per rinfacciare l’egoismo ad un cristiano preoccupato solamente del suo benessere e che evidentemente se ne frega del trauma di esseri umani che, anche per colpa nostra e sua, stanno peggio di noi.
Poi ho deciso di ricordare al mio interlocutore che noi europei – ed anche Favaro fa parte dell’Europa – pur essendo una piccolissima parte degli uomini che abitano la terra, abbiamo arraffato e mangiamo la stragrande maggioranza dei beni della stessa.
Noi europei in genere, ed anche noi italiani in specie, abbiamo ridotto in schiavitù quei popoli, li abbiamo depredati della ricchezza del petrolio, li sfruttiamo con le nostre lobby commerciali, abbiamo insegnato loro la prepotenza, l’imbroglio, siamo stati cattivi maestri. Se ora questa gente ci pesa un po’, ma non troppo, non facciamo che pagare per le nostre malefatte passate e presenti.
Caro signor Olivo, io ho paura, proprio paura, che i popoli dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente, prima o poi si sveglino e ci presentino il conto del nostro egoismo e penso che non avrebbero tutti i torti.