Fede e burocrazia della religione

Quando mi serve il numero di telefonino di un prete o di una parrocchia, mi riesce più facile cercarlo nell'”annuario” della diocesi, che non sull’elenco telefonico, dove mi è difficile scoprire sotto quale nome posso trovarlo.

L’annuario è un grosso volume di 230 pagine che esce ogni anno con gli opportuni aggiornamenti.

Ogni volta che prendo in mano questo volume, provo delle sensazioni strane che vanno dall’orgoglio di appartenere ad una realtà così ricca ed articolata, alla delusione che un “marchingegno” così complesso non produca dei risultati di ordine spirituale così eclatanti che finora a me non è mai capitato di scorgere.

Queste osservazioni così elementari da potersi considerare perfino banali, mi hanno posto un problema molto più importante che finora non ho mai affrontato seriamente e che, meno che meno ho risolto, cioè il rapporto tra fede e religione o, meglio ancora, tra fede e Chiesa. Da sempre ho ritenuto che la fede sia la gioiosa certezza che Dio mi ama, mi perdona, mi aiuta e mi attende in fondo alla strada della mia vita, mentre ho pensato che la religione, e più ancora la Chiesa, siano gli strumenti che dovrebbero illuminare, giustificare e sorreggermi nel mio credere.

Mi ritrovo ora a constatare che mentre il mio atto di fede è semplice, essenziale, personale, il “marchingegno” della religione e della Chiesa è un qualcosa di mastodontico, complesso, artificioso e burocratico. Quando mi ritrovo a pregare “Dio mio!” e poi penso al volume di 300 pagine che racchiude le gerarchie, l’organizzazione ecclesiastica, gli istituti, gli operatori religiosi, le congregazioni, commissioni e quant’altro, mi pare che ci sia una sproporzione evidente.

So che la mia fede deve essere alimentata, sorretta, custodita e difesa, però temo che l’immenso carrettone costruito nei secoli per adempiere a questo compito sia veramente eccessivo.

In questo momento della mia vita sogno una religione ed una Chiesa più povere, più leggere e più essenziali, perché temo che si corra il rischio che questo enorme meccanismo possa soffocare quel soffio leggero che mi fa credere, amare e sperare. Non ho ancora tutto chiaro, però sento che la mia Chiesa deve spogliarsi neppiù di paludamenti, formule, ingranaggi ed istituzioni che arrischiano di assorbire ogni energia e farmi dimenticare il motivo per cui sono state costruite.

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