Solidarietà (non sempre disinteressata)

Qualche giorno fa si sono presentate ai magazzini “San Martino” tre suorette piuttosto anziane per chiederci due tipi di indumenti. Gestendo queste suore le docce per i poveri a Venezia, ci dissero che avrebbero avuto bisogno di biancheria intima, magliette e mutande, perché la gente che chiedeva la doccia aveva addosso indumenti sporchi ed inutilizzabili.

So da sempre che i poveri da strada fatalmente adoperano la soluzione “usa e getta”. Come potrebbero fare altrimenti, quando non hanno un luogo dove vivere, dormire e provvedere alle proprie pulizie? Pur praticando l’associazione che gestisce i magazzini “San Martino”, la dottrina che niente deve essere dato per niente e che il piccolo obolo richiesto viene devoluto totalmente per far sorgere altre strutture di servizio e al fine di creare una mentalità solidale – anche i poveri devono aiutare i più poveri – di fronte alla richiesta di aiuto a favore di chi non ha proprio nulla, non battemmo ciglio e consegnammo quanto richiesto a titolo assolutamente gratuito.

La seconda richiesta invece mi ha messo in crisi. Le suore chiedevano vestiti per i profughi del nord Africa che il governo sta seminando un po’ in tutte le regioni e un certo numero dei quali è giunto anche a Venezia. Ho letto recentemente e con sorpresa che per lo Stato italiano l’accettazione e il mantenimento di un profugo di questo genere viene a costare complessivamente 250 euro al giorno. Da ciò deduco che gli enti civili e religiosi che accettano di ospitare questi profughi non fanno un’opera buona, ma un affare! Un qualcosa come avviene per le comunità dei tossicodipendenti!

Ho visto in televisione il complesso di San Patrignano ed ho compreso che quella è una vera holding, non un istituto di beneficenza! Per i ragazzi ospitati lo Stato paga una retta e nello stesso tempo la comunità “redime” il tossico facendolo lavorare gratis. Alla richiesta delle candide, e certamente anime belle, delle suore risposi che l’ente che ha accettato i profughi, quale esso sia, deve destinare qualcosa anche per chi provvede alle loro vesti, perché la solidarietà è una cosa splendida, quando la si fa in proprio, non quando la si fa fare a gli altri, perché è giusto essere “buoni, ma non tre volte buoni!”.

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