Onore agli sconosciuti uomini per bene che sorreggono questa nostra traballante società

Molti mesi fa argomentando contro la faziosità dei sindacati all’interno di non so più quale fabbrica, dissi che spesso ci sono certe frange che fanno un gran rumore, ma che in realtà rappresentano minoranze da un punto di vista numerico pressoché insignificanti. Per rafforzare questa tesi addussi l’esempio di quella marcia torinese che è passata alla storia come la marcia della maggioranza silenziosa. Non l’avessi mai fatto! Uno di quei lettori che sanno tutto, mi scrisse obiettando che le componenti di “suddetta maggioranza silenziosa” erano formate da impiegati, funzionari, “quadri” e dirigenti che non avevano quasi nulla a che fare con i problemi per i quali gli operai appartenenti alla Fiom erano in agitazione perpetua.

Può darsi che il mio interlocutore, nel caso specifico, avesse ragione, comunque io, una volta ancora, rimango del parere della arcinota abusata sentenza che “fa più rumore un ramo che cade di un’intera foresta che cresce”. A guardar bene, le pagine dei giornali e gli schermi televisivi sono pieni di pochi bellimbusti che alla fin fine sono sempre quelli.

Ora, che il mio “mestiere” è soprattutto quello di far funerali, quando mi informo presso i famigliari sulla vita e le vicende dei concittadini ai quali mi si chiede di dare l’ultimo saluto, quasi sempre mi riferiscono delle virtù, della generosità, della disponibilità della stragrande maggioranza di queste creature.

A pensar bene la nostra società si regge solamente perché una moltitudine di “militi ignoti” si impegnano, lavorano e si sacrificano in silenzio e senza suonare la tromba della pubblicità. Sento il sacrosanto dovere di rendere onore a questa “maggioranza silenziosa” di cittadini probi, onesti e generosi che osservano le leggi, lavorano e si sacrificano per tutti.

Talvolta spero che arrivi qualcuno che riesca a dar voce, ad organizzare questa moltitudine di onesti dei quali quasi nessuno parla, mentre con il loro sudore e il loro buon senso tengono ancora in piedi questa traballante società.

Spesso mi ritrovo a pregare con le parole di don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia: “angeli dalle trombe d’argento, voi che conoscete i nomi, il domicilio e il numero di telefono degli uomini di buona volontà, suonate l’accolta di questi uomini per bene, perché si riuniscano per dare un volto migliore al nostro mondo!”.

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