Lo scorso anno il professor Simionato che tra le tante, forse troppe altre deleghe, ha anche quella della sicurezza sociale, ossia di quel settore dell’amministrazione del Comune di Venezia che si occupa, o che dovrebbe occuparsi, di quella fascia di cittadini che versa in condizioni di disagio economico, mi ha chiesto un incontro per dirmi che provava la sensazione che io non avessi una buona stima di lui.
In quell’occasione ebbi modo di chiarire che a livello personale non avevo motivo di sorta per nutrire sentimenti avversi e sfiducia personale, ma che la mia insofferenza, o peggio la mia delusione, o forse peggio ancora la mia esasperazione, riguardava il mio rapporto a livello istituzionale.
Io mi reputo un operatore del privato sociale, ossia una componente di quei cittadini che, a livello di scelta volontaria e personale, sente il dovere di occuparsi dei problemi sociali; lo faccio a livello di cittadino, di prete, di presidente della Fondazione Carpinetum, dell’associazione di volontariato “Carpenedo solidale” e di membro del comitato direttivo dell’associazione, sempre di volontariato, “Vestire gli ignudi”. Queste sono realtà vive ed operanti nel territorio, quindi credo di avere tutto il diritto di parola e di critica.
Chiesi all’assessore che potessimo gestire direttamente le ore di assistenza che il Comune assegna agli anziani in disagio: nessuna risposta! Chiesi più volte che si impegnasse per ottenere i cibi in scadenza degli ipermercati: nulla! Chiesi un contributo per il “don Vecchi” di Campalto: ancora niente! D’ora in poi mi sforzerò in ogni modo di portare a conoscenza dell’opinione pubblica l’inerzia del Comune in questo settore; credo che questo sia per me, prima che un diritto, un sacrosanto dovere civico e morale.
Simionato si è offerto di svolgere questo servizio, ha chiesto il nostro voto, milita in un partito di sinistra e per di più dice di condividere i valori cristiani; credo perciò sia un dovere pretendere coerenza e gesti concreti che dimostrino il suo impegno civile.