Bisogna dare un senso compiuto al Crocifisso in classe

Un paio di anni fa è nata una querelle infinita per la sentenza della Corte Europea che affermava che era lesivo della libertà dei cittadini mettere il crocifisso nelle aule delle nostre scuole. S’è versato un fiume d’inchiostro in proposito; il mondo cattolico, ma soprattutto le gerarchie ecclesiastiche e i politici, che sperano di ottenere i voti dei cattolici, hanno fatto infinite dichiarazioni a favore della permanenza del crocifisso nelle scuole e nei luoghi pubblici.

Anch’io ero d’accordo che era ben poco opportuno che l’Europa s’arrogasse il diritto di sentenziare sui fatti interni dei singoli Paesi. Oggi vogliamo a tutti i costi il federalismo, perché le singole regioni facciano le scelte che ritengono più opportune per non mortificare le identità e le ricchezze della cultura e delle tradizioni locali; mi sembra perciò assurdo che quegli organismi europei s’impiccino in tutto questo.

Ora finalmente abbiamo il crocifisso in classe e certi insegnanti faziosi ed altrettanti genitori radicali dovranno, loro malgrado, sopportare che i loro figli vedano questo simbolo di fraternità e di pace che dovrebbe essere comunque ricercato e benedetto in questo nostro mondo così rissoso ed irrequieto!

Il problema di fondo però rimane, non è stato ancora risolto, perché la presenza di Cristo nelle scuole ha senso solamente se al Crocifisso “diamo la parola” per precisare il suo messaggio e questo lo possono e lo debbono fare i docenti, gli alunni e i genitori, che sono consapevoli dell’assoluta necessità della proposta cristiana nella nostra società. D’ora in poi questo dovere deve essere esercitato se non vogliamo essere doppiamente ipocriti.

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