Accuse di un sabato sera

Avevo appena terminato la messa prefestiva al “don Vecchi” e m’ero ritirato “in casa” dopo una giornata faticosa per impegni e discorsi. Speravo di potermi togliere le scarpe, cenare alla buona, per la qualità e la quantità del cibo, controllato severamente dalla “mia assistente sanitaria” preoccupata per il potassio, il colesterolo, la pressione, la gotta e per tutto il ricettario medico. Sennonché una suonata decisa del campanello, mi fece presagire una visita insolita perché al “don Vecchi” è “soft” perfino la premuta del campanello.

Si presentò una coppia: prima ancora che aprissero bocca, capii immediatamente che cosa volevano (purtroppo le barriere di protezione al “don Vecchi” sono assai fragili, per cui “l’assalto dei pirati” è sempre possibile). Mi chiesero un lavoro alle otto di sera di giorno di sabato, poi mi dissero che dormivano in un furgoncino al freddo ed erano perfino senza benzina.

Io tentai di dir loro che ci sono enti religiosi e civili preposti a queste cose, che io ero un vecchio prete ormai in pensione, che per quel che potevo mi occupavo di anziani poveri, che ero impegnato fino al collo per i sessantaquattro appartamentini del “don Vecchi” di Campalto e perciò destinavo ogni mia risorsa a quello scopo. Poi, ricordandomi di quello che mi disse un tempo una “piccola sorella di Gesù”, che un gesto di attenzione in ogni caso non fa mai male, dopo aver loro indicato quegli enti – che, compresi, loro conoscevano meglio di me – diedi loro cinque euro: certamente poco, ma erano degli sconosciuti mandati al “don Vecchi” da persone che, non sapendo come liberarsi, pensano che io sia giunto alla possibilità di far miracoli, pur godendo di una pensione di 756 euro mensili!

Lui li prese prontamente, ma lungo il tragitto per accompagnarli alla porta “apriti cielo!”, lei mi insultò sferzante e volgare, dicendo che noi preti ci approfittiamo dei poveri, che non aiutiamo la gente e soprattutto ha affermato che sarebbe andata al Gazzettino per denunciare queste malefatte.

Pensavo che l’aver scelto di vivere come i vecchi poveri, di impegnarmi ed espormi a rischi per offrire ad essi un tetto sicuro e possibile, mi liberasse da queste accuse. Invece no. Poi pensai a Cristo che visse “facendo del bene” e finì in croce. Mi rasserenai e chiusi in pace la giornata.

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