Qualche domenica fa il mio sermone dovette incorniciare uno degli aspetti che caratterizzano il discorso cristiano e che ne sono la componente essenziale: il discorso di Gesù sull’amore e sulla solidarietà.
Cristo è categorico e netto, pare che non sia disposto a concedere deroghe o interpretazioni riduttive: “E’ stato detto … ma io non vi dico!” e poi snocciola una casistica che si rifà ad esempi concreti: “Se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, se uno ti chiede il mantello tu mettigli a disposizione anche la tunica, se uno ti chiede di accompagnarlo per un chilometro, tu stagli accanto per due, se uno ti chiede un prestito tu non voltargli le spalle!”
Credo che questo sia veramente il “manifesto” dell’utopia cristiana, la bandiera al vento della rivoluzione cristiana, rivoluzione radicale che sovverte il disordine costituito e che non fa sconti a nessuno. Ma l'”amen” di questo discorso, che mozza il fiato, arriva quando Gesù conclude: “Se appressandoti all’altare per fare l’offerta ti ricordi che un fratello ha qualcosa nei tuoi riguardi, lascia l’offerta e, prima, va a riconciliarti con lui”.
Fu, il mio, un sermone particolarmente deciso, tanto che quasi dovetti prendere la rincorsa per pronunciare queste parole così roventi, che mi penetravano nella carne come spade affilate, così da sembrarmi d’essere come quella immagine, in verità un po’ spagnolesca, della Madonna col cuore trafitto da sette spade.
Finita la messa, venne in sagrestia una giovane donna a dirmi, quasi preoccupata: «Don Armando, ho avuto il timore che, terminata la sua predica, fossimo tutti spinti a prendere la via della porta!» E’ vero! Noi abbiamo fatto ormai orecchio alle parole del Vangelo, ma non possiamo continuare a farlo perché, o tentiamo di mettere in pratica ciò che Cristo ci dice, altrimenti è meglio che ce ne stiamo a casa a fare un pisolino!